sabato 10 aprile 2010


DESCRIZIONE DELLE PITTURE DI ALCUNI VASI FITTILI


TAVOLA CCI

Fu il celebre Caylus che il primo produsse al pubblico nel questa gentilissima tazza, chiamandola etrusca , e ne descrisse le misure di sua grandezza , notandone il diametro d'un piede e sette linee, la profondità tre pollici e due linee, la sua elevazione quattro pollici e sette linee. Anche il D'Hancarville che pubblicò molti di questi vasi fittili dipinti, fu attento a darne esatte misure: notizia che s'abbandonò come inutile in tutte le posteriori pubblicazioni di vasi dipinti. È assai rimarchevole osservare che queste fittili tazze di variatissime grandezze hanno pitture interne ed esterne, eseguite con grado eguale di merito d'arte; noi che usiamo recipienti di forme analoghe a questa, non costumiamo tale amplitudine di pitture, e forse neppure gli antichi avrebbero sfoggiato in tanto lusso, qualora questi vasi fossero stati d'uso domestico, e non di semplice religiosa decorazione come io li suppongo.

Il Caylus volle dare un senso all'allegorica pittura che vi si vede, ed in conto dei due giovanetti che vi si trovano con in mano una canestra di frutti,e quindi anche una lepre, ne desume che siavi espresso il genio della stagione d'autunno, allegandone dottamente in conferma l'esempio d'un medaglione «dell'imperatore Commodo, nel quale con simboli di tal fatta vi si rappresentano le stagioni. Della donna che ha in mano cassetta e specchio non dice cosa veruna.

Il Genio alato con frutta e lepre, riguardato nell'insieme come simbolo, ha dato luogo in altre occasioni a più congetture, non però discordanti dalla mia principale che questi fìttili dipinti siano stati posti nei sepol-cri in ossequio di Bacco e del culto che a lui prestavasi, non men che alle anime de' trapassati nella stagione autunnale. Un lepre nelle mani d'un Genio alato ed alcune frutte alla Tavola CXVIII, nel volume II di quest'opera, dan soggetto a varie riflessioni e notizie opportune ad intendere il significato della pittura che è nella tazza in esame. Ma poiché nelle interpretazioni che non son guidate da dottrine accompagnate da sicuri e verifici dati si possono ammettere più congetture, cosi nel caso presente non è fuor di proposito il meditare sopra i due nominati simboli frutta e lepre. Il Creuzero, che molto ha Studiato questi, simboli, riconosce il lepre per un immagine individuale di Bacco in un senso afrodisiaco, forse causa della di lui superfetazione, come opinarono fin d'antichi tempi, e ne facevano un animale androgino; sopra di che mi estenderò in più opportuna occasione; mentre all'uopo nostro di aver trovato il simbolo del lepre in un vaso dipinto ch'era presso ad un cadavere, sarà sufficiente ch'io rammenti soltanto, come in varie urne cinerarie si trova scolpito il lepre coi frutti .

Oltre di che noi ravvisiamo parimente un bronzo pubblicato dal Causeo , dove un amorino sta espresso in atto di tenere in mano un lepre. Noi non troviamo in quel concetto un' azione in tutto naturale, mentre ad un fanciullo non si addice trattenere un animale salvatico in modo che appena si tiene da un adulto cacciatore, e molto meno avendo la sinistra mano occupata a reggere un canestro di frutte, ma troveremo assai naturale d'essere stato espresso con tal concetto o l'autunno, in cui si cacciano i lepri, come simil fanciulletto con lepre si vede in un medaglione di Probo, esprìmente le quattro stagioni , o la libidine del lepre in modo speciale attribuita a questi animali, per cui furon grata vittima a Venere . Or le espressioni di Venere, e per conseguenza d'Amore, non che della lascivia riferita al lepre non potevansi dall'artista sì del bronzo presso il rammentato Causeo, che della pittura della nostra tazza meglio esprimere, che rappresentandosi dall'uno un amorino che avendo preso un lepre lo tiene stretto, come dall'altro un amorino ch'è in atto di correre per raggiungerlo. Se poi riflettiamo alla frequenza colla quale si trovano dipinti ne' vasi, tra le bacchiche rappresentanze, questi amorini, o genietti alati, non troveremo più singolare il ravvisarne due in questa medesima tazza ; e se penseremo altresì alla connessione o piuttosto alla identità simbolica tra Venere e Bacco, e i due coniugi Libera e Libero, come deità del matrimonio e della morte, troveremo altresì coerente all'uso che gli antichi fecero di questo vasetto nel porlo allato d'un cadavere, mentre vi si rammenta con simboli bene appropriati quel vicendevole corso di vita e di morte che meditavasi ne' misteri del paganesimo. Per le ragioni medesime , credo aver voluto il pittore accennare i misteri e gli utensili che vi si usavano, cioè la cassetta mistica e lo specchio, ponendo tali oggetti per venusta di composizione pittorica in mano di una donna sedente , che vediamo nella parte esterna della tazza , posta al di sotto della di lei forma in questo rame stesso delineata.