sabato 20 dicembre 2008

KARPURADI STOTRA


.
Inno a Kālī
Arthur Avalon
(Sir John Woodroffe)
[1922]

INDICE
1. Nota dell'Editore
2. Prefazione di Sir John Woodroffe
3. Introduzione e Commento di Vimalānandadāyini
    all'Inno dedicato a Śrimad Dakşiŋa –Kālikā,
4. "Karpūrādi-Stotra.- Versi da 1 a 22

Scannerizzato dal sito
www.sacred-texts.com, giugno 2007. Questo testo è di dominio pubblico negli Stati Uniti perché fu pubblicato prima del 1 gennaio 1923. Questi archivi possono essere usati solo per scopo non-commerciale, purché sia pubblicata intatta ed in tutte le copie, questa informazione sulla loro provenienza. La legge Italiana sui diritti d'autore prevede che un'opera sia di libera pubblicazione settant'anni dopo la morte del suo autore.Sir John Woodroffe, stando a quel che c'è scritto sull'edizione inglese di wikipedia,dovrebbe essere morto nel 1936. Pertanto non penso che alcuno possa reclamare legalmente alcun vincolo sulla pubblicazione on-line della traduzione di quest'opera in lingua italiana.

nota del traduttore:
la traslitterazione delle lettere sanscrite di questo lavoro è la seguente:
Vocali: a – â – i – ī – u – ū – e – o – ai – au - ŗ - ŗŗ - ļ – ļļ - м – ĥ
Kavarna [gutturali] Ka – Kha – Ga – Gha – ńa (Ń)
Cavarna [palatali] Ca – Cha – Ja – Jha – ňa (Ň)
Ţavarna [apicali] Ţa (ţ) – Ţha – Đa (đ) – Đha – ŋa (Ņ)
Tavarna [alveolari] Ta – Tha – Da – Dha - Na
Pavarna [dentali] Pa – Pha – Ba – Bha - Ma
Semivocali Ya – La – Ra - Va
Sibilanti Şa - Śa - Sa – Ha – Ļa

Per una più corretta lettura dei termini sanscriti traslitterati si rimanda comunque all'edizione inglese

PREFAZIONE

Questa è la prima traduzione dal sanscrito celebre KaulaStotra la cui stesura è stata attribuita allo stesso Mahākāla. Il Testo usato è quello dell'edizione pubblicata a Calcutta nel 1899 per il Sanskrit Press Deposit, con un commento in Sanscrito dell'anziano Mahāmahopādhyāya Kŗşhŋanâtha Nyāya-pańcānana, uomo molto dotto nel Tantra-Śāstra quanto fedele al suo Dharma. Infatti, rifiutò l'offerta di un buon posto statale fattagli personalmente dal Lieutenant-governatore della città dicendo che non avrebbe accettato soldi per impartire conoscenza. Alcune varianti nella lettura del testo sono dovute al suo commento. Sono indebitato con lui per le note, o per la sostanza di quelle siglate K.B.
A queste ne sono state aggiunte altre, sia in inglese che in Sanscrito per spiegare la materia e le allusioni che sono familiari ed al di là da ogni dubbio per coloro a cui l'originale era destinato, ma che non sono tali per gli occidentali o per lo stesso lettore indiano comune. Mi sono basato anche sull'edizione dello Stotra pubblicata da Gaŋeŝa-Candra-Ghoşa a Calcutta nel 1891, con una traduzione in bengali di Gurunātha Vidyānidhi, ed un commento di Durgārāma-Siddhāntavāgīśa Bhattācārya. Pubblico qui, per la prima volta, il Commento di Vimalānanda-Svāmī al quale farò riferimento in seguito. Quando in quest'Introduzione o nel Commento non menziono questi due lavori è perchè cito i Tantra o lavori sul Tāntrismo e le informazioni che ho ottenuto da quelli che ho consultato e mi appoggio alla loro autorità.
Una delle caratteristiche principali di questo Stotra è che spiega il mantroddhāradi Dakşiŋa-Kālikā. Spiega pure il Dhyāna (immagine su cui meditare), lo Yantra (schema geometrico su cui impostare il processo di meditazione), la Sādhana (disciplina) e Svarūpa-varnanā (la forma di Devi in lettere) di Mahādevī, e contiene i Mantra principali di Dakşiŋakālikā.
Fra i vari Mantra di Dakşiŋā Kālikā il più grande è il "Vidyā-rājńī" che consiste di 22 sillabe (Dvāvisākarī). Questo mantra dà il pieno e vero simbolo di Devī (Svarūpa) ed è contenuto nei primi cinque vएरसी

  • 1° verso contiene Kriм, Kriм, Krīм (3 sillabe)

  • 2° " " Hūм, Hūм (2 sillabe)

  • 3° " " Hriм, Hrīм (2 sillabe)

  • 4° " " Dakşine Kālike (6 sillabe)

  • 5° " " Krīм, Krīм, Krīм, Hrīм, Hūм, Hūм, , Krīм, Svāhā (9 sillabe)
Quindi i primi cinque versi ci danno insieme 22 sillabe (akşara) e l'intero Vidyārājñī (conoscenza della regina); dal 6 Śloka in poi sono dati vari altri Mantra meno importanti e significativi che vanno da una sola sillaba a nove sillabe, a 15 sillabe, 21 sillabe e così via.
Questo Mantroddhāra (metodo di formazione del mantra) è stato posto sotto l'autorità della Kālikā-śruti, Niruttara-Tantra ed altri Tantra. Mentre riesaminava il suo Vyākhyā (commento all'Inno), Vimalānanda-Svāmī ha nei primi sei versi dato buone ragioni per provare che questo Stotra non solo contiene il Mantroddhāra e la Sādhana di Śrī-Śrī-Dakşina-Kālikā ma anche il Mantra e il Rahasyapûjâ (forma devozionale) di Śri-Śri-Tārā e Śrī-Śrī-Tripura-sundarī.

Oltre al Mantroddhāra, altre materie sono contenute nello Stotra (Inno).
Dhyāna nei versi: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11
Yantra   "       "    18
Sādhana "      "     10, 11, 15, 16, 17, 18, 19, 20
Madya    "      "    13
Māмsa    "      "   19
Maithuna "     "    10
Phala-Śruti     "    21, 22

I versi 9, 12 14 contengono solamente stuti (elogio, adulazione)
I versi 10, 15-18 e 20 si riferiscono al vīrācārasādhana, tāntrico. Questo Vīrācāra è per la classe dei sādhaka che sono vīrabhāva ed abhişikta A quelli che seguono il paśvācāra, questo rituale è vietato severamente. La natura del rahasyapūjā è indicata nel testo al quale ho aggiunto un commento chiarificatore in inglese e Sanscrito
Al Paśu, è proibita la Sadhana di notte, costui, come indica la Śākta-sādhana, adori col Pañcatattva. Il Paśu è legato dai pāśa (vincoli) del desiderio ecc., per questo non è adatto per l'adhikârî. Questa sadhana se è intrapresa da chi non è qualificato, renderà solamente i suoi legami più forti. Per il Paśu ci sono restrizioni severe in questa materia, come dice il Śāktakrama citato dal commentatore:(Il Paśu dovrebbe evitare i maithuna, la conversazionesu questo soggetto ed il piacere.)
È la sādhana dell'ara crematoria sulla quale viene bruciata via ogni passione.
Ci sono due generi d'ara crematoria: la prima è la pira funebre (il citā), e l'altra è la yonirūpā mahākālī. Lo afferma il primo Capitolo del Niruttara-Tantra che ci sono due terreni per la cremazione. La pira funebre è quello grossolano, dove vengono cremati i cadaveri, e la yoni che, nel suo senso sottile (sūkşma), è la Devī stessa, avendo śmasāna sia il significato di decomposizione che di pralaya (riassorbimento nel divino). Anche nel senso grossolano (sthūla) il sādhaka deve essere susādhaka, l'unione senza giusta disposizione, japa corretto, il dhyāna ecc. - è il maithuna animale di un paśu.
Il verso 19 (śloka) si riferisce ad un sacrificio animale ed umano a Kālī. Una citazione di questo sacrificio è fatta anche nel Kālikā-Purāŋa ed il Tantrasāra parla di un sacrificio eseguito col sostituto della figura di un uomo fatta con pasta di cereali. Il secondo testo dice anche che dal sacrificio di un uomo si acquisisce grande prosperità, e le otto siddhi.. Aggiunge che questo non è per tutti, il Brāhmaŋa non può fare tale sacrificio. ((Brāhmaŋānāм narabalidāne nādhikārah), e se lo fa, va all'Inferno, secondo K. B. ,che cita come autorità lo Yāmala citato nel Kālīkalpalatā, solo un Re può fare questo sacrificio.
Tutte queste precisazioni inducono a segnalare che l'Inno ha altri significati oltre al senso grossolano (Sthūla). Nel Brāhamanesimo tutto ha tre aspetti: Supremo (Parâ), Sottile (Sūkşma) e Grossolano (Sthūla). Così il diciannovesimo Śloka quando si riferisce al sacrificio di vari animali o di un uomo stesso, intende in senso sottile i sei grandi peccati dei quali sono simboli, che variano dalla Concupiscenza (la capra) all'Orgoglio (l'uomo). Sono questi che devono essere sacrificati dal saggio che adora la Madre; l'età del sacrificio fisico, che peraltro è stata universale in tutto il mondo, è oramai passata. Così di nuovo la parola Paraśakti può riferirsi alla Śakti Suprema o può essere usata nel senso di una Śakti che non sia la svaśakti o la moglie del Sādhaka. nel caso che l'adhikārī, sia una donna competente a lui associata nell'adorazione, seguendo il principio affermato nel Guhyakālīkhaŋda del Mahākāla-Samhitā.
"La competenza del Sādhaka deve essere pari a quella della Sādhikā. Solamente così si raggiunge il successo e non altrimenti, neanche ci si dovesse provare in dieci milioni d'anni." Questo principio si basa sul fatto che un uomo e una donna formano insieme un intero e possono cooperare solamente nei riti dove ognuno persegue le stesse finalità o Adhikāra. Questo non significa necessariamente che tale cooperazione debba esere il Maithuna nel suo senso sessuale; anzi è completamente il contrario. Nello stesso modo nel rituale Vaidik la moglie è Sahadharmiŋî. Tale rituale ha valore solamente per il competente ed all'interno dei confini delle ingiunzioni dei Śāstra, come dice il Śaktisaŋgama Tantra (Parte IV): -"Anche se un uomo fosse un saggio dei tre tempi, passato, presente e futuro, anche se avesse il potere di controllare i tre mondi; non dovrebbe mai trasgredire alle regole di condotta per gli uomini nel mondo, fosse soltanto col pensiero."
Per Paraśakti non si deve intendere un'altra donna, ma la Śakti Suprema o la Madre Stessa della quale tutte le donne sono una forma. In questo senso l'unione del Sādhaka è con la "donna" all'interno di se stesso -Kuŋdalinī Śakti- che con lo Yoga si unisce all Suo Supremo Marito Paramaśiva. (si veda il "Potere del Serpente" di A. Avalon). Il contesto deve essere noto come nel detto molto incompreso "Maithunena mahāyogī mama tulyo na saмśayah," che non significa, come suggerisce un recente lavoro inglese sull'Induismo, che con un rapporto sessuale (Maithuna) il Mahāyogī diviene senza dubbio l'uguale di Śiva o Dio. Questa è un'evidene assurdità e se non fosse stato per una critica annebbiata dai pregiudizi, l'assurdità sarebbe stata riconosciuta. Come può un rapporto sessuale far diventare uno, un Dio o un Suo uguale? La persona di cui si parla è un Mahāyogī che, come tale, non ha rapporti fisici o altro con donne. Maithuna significa "azione e reazione" oltre ad "accoppiamento". I rapporti sessuali sono solamente una forma di tale accoppiamento. In questo senso si afferma che recitando il Mantra ci sia un accoppiamento o Maithuna delle labbra. Nello Yoga c'è un accoppiamento (Maithuna) dei Principi attivi e immutabili dell'Universo. Il detto significa che il Mayāyogī che unisce Kuŋdalî-Śakti nel suo corpo con Paramaśiva si unisce a Śiva.
Un altro verso visibilmente preoccupante è citato da Tarkālakāra, nel suo commento al Mahānirvaŋa. Questo verso nel suo senso letterale significa che se qualcuno commette incesto con sua madre e con sua sorella e dopo poggia il piede sulla testa del Guru è liberato e non rinasce mai più. Chiaramente non è quello il significato. La prima metà del verso si riferisce al mettere lo Jīvātmā nel triangolo situato nel centro del Mūlādhāra con lo Svayambhuliŋga al suo interno, questo triangolo è chiamato Mātŗ-yoni Il Liŋga è il Jīvātmā. Da questo punto lo Jīvātmā sarà condotto verso l'alto, dopo l'unione con Kuŋdalinî. L'unione di jīvātmā con Kuŋdalinî è descritta nella seconda metà della prima linea. Kuŋdalinī è la sorella dello Jīvātmā essendo entrambi nello stesso corpo. Il significato dell'ultima linea è come segue: "dopo l'unione di Kuŋdalinî con Jīvātmā, la coppia unita è condotta al Sahasrāra o loto dei mille-petali nella parte superiore della testa. Nel pericarpo di questo Loto è situato un altro Loto, quello con dodici petali che è detto essere la dimora del Guru. Quando lo Yogī è sul loto dai dodici petali, i suoi piedi possono essere descritti come se fossero sulla testa del Guru. Inoltre è a questo punto che la relazione tra Guru e discepolo finisce."

Mātŗ-yoni è anche il termine dato a quelle parte dei polpastrelli tra le giunture delle dita su cui si contano le ripetizioni dello Japa o la recitazione del mantra non potrà essere fatta. Se - Matŗ-yoniм suggerisce incesto, questo verso è una proibizione del mantra. Ci sono imolti altri termini tecnici nel Tantra-Śāstra che è consigliabile conoscere prima di criticarli. Una delle prove che possono essere fatte ad un discepolo che intende intraprendere questa disciplina consiste nell'interrogarlo su tali passaggi. Se è un uomo grossolano o stupido la sua risposta segnalerà la sua vera natura.

Perchè l'Inno possa essere capito nei suoi vari aspetti ho dato dei chiarimenti nelle note rispettando anche il significato grossolano o Sthūla. Queste note sono però seguite dal commento prezioso che mi
diede, anni fa Vimalānanda-Svāmī, e che viene ora pubblicato per la prima volta. Questo commento è chiamato Svarūpavyākhyā; perchè, dà il significato sottile (Sūkşma) o, come si dice nelle lingue occidentali, il senso interno o significato esoterico, secondo l'insegnamento ricevuto dal suo Guru Mahāmahopādhyāya-Rāmānanda svāmī-Siddhāntapańcānana. Testo prefazione e Commento sono preceduti da una piccola composizione ammirabile di Svāmī Vimalānanda che forma l'Introduzione al Vimalānandadāyinī svarūpa-vyakhyā sul "Dio degli Inni" che è comunemente noto come Karpūrādi Stotra e che è salmodiato da Mahākāla a, ed in onore di, Dakşiŋā-Kālikā. Questo ed il Commento sul senso interno, sono stati scritti per quei Sādhaka che cercano la liberazione e che, con l'adorazione di Śrīvidyā, non meditano sulla forma grossolana (Sthūlamūrti) ma sullo Svarūpa-tattva di Brahmavidyā Kālikā.
Spero che molti ne saranno contenti, come lo ero io, di leggerlo e trarne del beneficio.

Annoto qui che lo Svāmī mentre rivedeva il Vyākhyā, ha dato ad un'interpretazione nuova della linea "te bhavanti" di vāma-rūpāh di Lakşmî-lâsya-lîlâ-kamala-dala-dúah nel 5° Śloka e di "rati-rasa-mahānanda-niratām" nel 13°
Śloka. Con l'ottenimento dello stato di siddhi, i riti terminano. Non ci sono più sacrifici, adorazione, né yoga, puraścaraŋa, vrata, japa, o altro karma. Per tutti la sādhana finisce quandoè nato il suo frutto nel Siddhi. Il Siddha-Kaula è oltre tutte le regole.
Per il significato di questi e di tutti gli altri termini, il lettore si riferisca ai "Principi del Tantra, (Tantra-tattva)", "Śakti e Śākta", il " Potere del Serpente " e " La Ghirlanda delle Lettere" che è uno studio sul Mantra-Śāstra;
e per altri Inni alla Devī, "Inni di alla Dea", che Ellen Avalon tradusse dal Sanscrito dai Tantra, dai Purāŋa, e dal Devī-stotra di Śaмkarācārya che danno un'idea degli Inni indù. Quello che ora è pubblicato qui, è uno di questi inni ma di un genere speciale.

ARTHUR AVALON
Puri,30, maggio 1922.





INVOCAZIONE
LO SCOPO DI QUEST'INNO
Mi inchino al Dio Guru,
l'Albero che accorda i desideri agli Sura,
La Coscienza eterna e la Beatitudine Stessa
più alta del più alto Brahman,
Śiva Stesso.
M'inchino a Lei
che con le Śakti dei tre Guŋa
crea, mantiene, ed alla fine del Kalpa ritrae, il mondo
e dopo è Lei sola.
Devotamente richiamo l'attenzione,
alla Madre dell'universo intero,
Śivā Stessa.
OM
M'inchino alla Suprema Devatā.

KARPŪRĀDI-STOTRA
INTRODUZIONE E COMMENTO DI VIMALĀNANDADĀYINI
AL SIGNORE TRA GLI INNI, DEDICATO A ŚRIMAD DAKŞIŊA – KĀLIKĀ,

Parameśvara misericordioso ed onnipotente è senza inizio e fine. Sebbene sia Nirguŋa è l'Ādhāra dei tre Guŋa. Sebbene sia senza forma crea, conserva e poi richiama a se il mondo, fatto di materia estesa (Prapañca ). È per mezzo delle Śakti Āvaraŋa e Vikşepa e della Sua stessa Māyā che può fare diventare possibile quel che sembra impossibile. La Śvetāśvatara-Upanişad dice che con la meditazione si vede la Svaśakti del Deva, dimora di tutte le cause associate a Kālatattva .
Nel Niruttara-Tantra, Śiva parla di un cadavere con tre occhi come dell'U-nico Nirguŋa, che è il seggio dei Guŋa associati a Śakti. Sebbene sia senza inizio, mezzo o fine, è colui che crea ed è la Causa materiale del mondo che ha un inizio, un mezzo ed una fine. Per questa ragione i Tantra e gli altri Śāstra lo chiamano Ādinātha, Mahākāla Paramaśiva e Paramabrahman

Mahākāla è illimitato, senza-parti, senza-inizio, e senza fine; quando lo si immagina come limitato dal Sole, dalla Luna e dai Pianeti, allora è chiama-to coi nomi di Kāla, Kāşţhā, Muhūrta, Yāma, Giorno, Notte, Pakşa, Mese, Stagione, Semestre, Anno, Yuga, Kalpa e così via. Ma e' lui che divide il Tempo in parti, e quando è considerato come Vyaşti (Parte del Tutto) è chiamato con questi nomi (Kalā, e gli altri). Mentre crea, preserva e ritira milioni di mondi è stato Paramaśiva Mahākāla. Al di là di quel che possono esere i nomi individuali e le forme, esiste come Samaşti (come Tutto), è tutto questo ed è la Grandezza Suprema e Senza fine (Paramomahān). Svela il Vişŋu-Purāŋa che il Bhagavān Kāla non ha inizio né fine ma manife-sta il limitato con la creazione. Dice l'Atharvaveda che quel Kāla crea gli esseri (Prajā) perchè è Prajāpati. Da Kāla stesso nacquero Kaśyapa e Tapas. Mahākāla è onnisciente perchè è onni-pervadente, e non dipende da nulla, è l'Ātmā di ogni anima (del dolore). Dice anche il Kūrma-Purāŋa che lui è il Supremo, eterno, senza inizio o fi-ne, che onnipervadente, è l'indipendente Ātmā di tutto, che affascina (Manohara) tutte le menti con la Sua grandezza.

Kālamādhava cita una frase di Vişŋu-dharmottara dove si dice che Śiva Mahākala è chiamato sia Kāla, a causa del suo dissolversi (Kalanāt) in tutti gli esseri, che Parameśvara, perché è senza inizio o fine. Mahākala è Nirguŋa e Nişkriya, ma la sua Śakti manifesta il Sole e ogni sorgere celestiale della luce che resta in cielo e risplende. È per il Potere della Śakti di Kāla che gli uomini e gli altri Jīva sono concepiti nell'utero materno, poi nascono, raggiungono l'infanzia, la gioventù e la maturità e lasciano il mondo alla morte. Nel Śāntiparva del Mahābhārata, Vedavyāsa dice che è per merito di Kāla che le donne partoriscono, la na-scita e morte si susseguono, così come si susseguono l'inverno e l'estate e vengono le piogge ed il seme germina. Anche Brahmā, Viuşŋu e Rudra appaiono, esistono e scompaiono in virtù della Śakti di Kāla. Nessuno può sfuggire alla Sua azione. Vişŋu-Sahitā dice che anche quegli Dei che mani-festano e ritirano il mondo, sono loro stessi ritirati da Kāla.
Kāla o tempo è certamente il più forte.
Mahākāla è stato chiamato Mahākālī (al femminile) perché Lui è uno solo ed è la stessa cosa, non è diverso, dalla Sua Śakti eterna. E' Leiche è Ma-hāvidyā, Mahādevī, Mahāmāyā, e Parabrahmarūpiŋī. Come Ādinātha Ma-hākāla è il primo creatore del mondo, così la Śakti di Mahākāla, Mahākālī la misericordiosa, è l'Ādiguru del mondo. Dice lo Yoginī Tantra che Mahā-kālī è la Madre del mondo, ed è una con Mahākāla, come mostra l'Ardha-nāriśvara Mūrti.

Era questa Brahmavidyā che (Yoginī-Tantra, 10 Patala) all'inizio di questo Kalpa fu udita da Brahmā, Vişŋu, e Maheśvara, come una voce senza corpo nel cielo. A loro fu detto di compiere Tapasyā per acquisizione della Śakti creativa e per le altre Śakti. Era Lei, Aniruddha-saraśvatī che nel Satyayuga apparve nei Cieli, di fronte ad Indra ed agli altri Devatā orgogliosi, con la forma di uno Yakşa brillante. Schiacciando l'orgoglio dei Deva Agni e Vāyu, nella forma della bellissima Umā, insegnò ad Indra, il Re dei Deva, il Brahmatattva (Kenopanişad 11, 12).
Inoltre, Kālī è quella Parameştiguru che concede Kaivalya. Commiserando la vita breve e vincolata dai cinque sensi, che è stata concessa ai Jīva du-rante il terribile Kaliyuga, ella rivelò la Śāmbhavī-Vidyā. Questavī-Vidyā. Questo fu insegnata nella forma di conversazioni tra Devī e Īśvara ed era stata, durante le tre ere precedenti tenuta celata, così come si cela una si-gnora di buona famiglia allo sguardo del pubblico. Contiene tre serie di sessantaquattro Āgama, ognuna rivela un percorso della Liberazione per i Jīva del Kalī Yuga. Sebbene Kālī sia eterna, Saccidānandarūpiŋī, durante le epoche, per amore verso i Sādhaka, pensa forme diverse di se stessa, che vadano bene alla loro Sādhanā. Analogamente il Veda, gli Āgama e tutte le scritture, sebbene porzioni eterne dello Śabdabrahmarūpinī, sono rivelate diversamente ai Sādhaka durante i diversi periodi degli Yuga. Quando Mahādevī che è Coscienza (Cinmayī) all'inizio del Kalpa, fu soddisfatta dal Tapasyā del Deva Rudra, galleggiando sulle Acque Causali assun-se l'aspetto di Virāt, diventando così visibile. Per tutto il tempo che Mahā-devī ritenne necessario, Deva Rudra potè vedere nella Suşumnā milioni di universi (Brahmāŋđa) e milioni di Brahmā, Vişŋu e Maheśvara in loro. Il Deva, grandemente meravigliato vide la Mūrti di Śabdabrahman nel Cuore di Loto di Mahādevī, questi sono gli Āgama, i Nigama e gli altri Śāstra (Yo-ginī-Tantra, 9 Patala). Vide pure che di quelle Mūrti, Āgama era il Para-mātmā, i quattro Veda coi loro Anga erano il Jīvātmā, i sei sistemi della fi-losofia (Darśana) erano i sensi, i Mahāpurāŋa ed le Upapurāŋa erano il corpo grossolano, le Smŗti erano le mani e gli altri lembi, e come gli altri Śāstra fossero i capelli di quel grande Corpo. Vide anche le cinquanta Mātŗkā (lettere) risplendere con Tejas, sugli orli dei petali nel Suo Cuore di Lo-to. All'interno del pericarpo del Loto di Virādrūpiŋī, Lui vide gli Āgama, bril-lanti come milioni di soli e lune piene con ogni Dharma e Brahmajńāna, col potere di distruggere ogni Māyā, pieni d'ogni Siddhi e Brahmanirvāŋa. Con la grazia di Mahākālī comprese ed imparò pienamente Veda, Vedānta, Purāŋa, Smŗiti ed ogni altro Śāstra. Più tardi, Brahmā e Vişŋu ricevettero questa conoscenza degli Āgama e dei Nigama da Lui.

Nel Satyayuga Brahmā rivelò la Smŗti, i Purāŋa e gli altri Śāstra ai Devaŗşi. Così ogni Brahmavidyā fu promulgato nel mondo. Questa è perciò l'autori-tà da esibire, perchè come il Brahman è eterno, così lo sono gli Agama ed i Nigama che parlano del Brahman. Nel momento in cui nel Satya e negli al-tri Yuga, solamente le tre caste dei due volte nati, quelli che portano il filo sacro e non i Śūdra e le altre caste basse ebbero i titoli per adorare secon-do il Veda, così in quei tre Yuga solamente Devaŗşi, Brahmaŗşi e Rājaŗşi che avevano conquistato le loro passioni e che conoscevano la dottrina Advai-ta ed il Brahman, poterono conoscere gli Āgama Śāstra che distruggono ogni senso della differenza, causa dall'ignoranza ed ebbero la conoscenza di ciò che è concesso dal'Advaitatattva. Per ordine di Śiva li tennero segreti nel cuore come se avessero saputo di un amore illecito della loro madre. Con l'Upāsanā furono liberati mentre ancora vivevano (Jīvanmukta) e rag-giunsero il Brahmanirvāŋa. A quel tempo l'Upāsanā dell'Āgama era ignoto ai Sādhaka dediti al Karma. Molte persone oggi pensano che il Tantra-śāstra sia di recente origine proprio per questa ragione. Probabilmente tutti sanno che nei primi tre Yuga i giovani brāhmini, dopo l'investitura col filo sacro, usavano imparare oralmente il Karmakāda e lo Jñānakānda del Veda dai loro istitutori. Allora il Veda non era ripartito e ridotto a scrittura. Verso la fine del Dvāparayuga, Śrīkŗşŋa-dvaipāyana Maharşi Vedavyāsa divise il Veda in quattro parti e lo ridusse a scritture. Questo non dimostra che i Veda siano una produzione recente. La Scienza Suprema (Para vidyā) com'è contenuta negli Āgama, fu passata anche di generazione in genera-zione dai Guru nei primi tre Yuga come ora similmente accade. Verso la fi-ne del Dvāparayuga, ed all'inizio dell'età di Kali, Śiva misericordioso, mosso da compassione per l'umanità limitata dai faticosi lavori dell'ignoranza, divise il Tantra-śāstra che è conoscenza illimitata in tre serie di sessanta-quattro parti ognuna, secondo la necessità dei diversi Adhikārī e poi li e-nunciò a Gaŋapati e Kārtikeya, i due adorati figli di Pārvatī. Loro rivelarono questi Tantra ai Ŗşi di Siddhāśrama, e questi alla fine, li trasmisero a loro volta ai loro propri discepoli. Tra i Ŗşi che appresero gli Āgama il capo era Dattātreya, un'incarnazione di Vişŋu.
All'inizio del Kalpa l'antico Brahmavidyā contenuto negli Āgama fu reso manifesto dal Parameştiguru che è Mahābrahmavidyā ed esiste nel cuore di ogni essere umano in modo illimitato ed imperituro. Se la Sādhanā è fatta secondo le istruzioni di un Sadguru diviene visibile nel cuore del Sā-dhaka. L'upāsanā, nella forma Vaidik predominò nel Satyayuga. In quei giorni i Brāhmaŋa, e le altre caste dei due volte nati, mossi dal desiderio della ricchezza, per aver discendenza od altro solevano adorare Indra, A-gni, Vāyu, Sūrya, Soma, Varuŋa ed altri Deva che presiedono a particolari Śakti di Parameśvara in cui risiede ogni Śakti. I Brahmaŗşi e Mahaŗşi, liberi dai desideri facero la Sādhanā di Brahmavidyā, la piena e perfetta Śakti. E così noi vediamo nel decimo Maŋdala (१२५ – inno 125) del Ṛgveda-Samhitā che Mahādevī si mostrò nel cuore della figlia di Mahaŗşi Āmbhŗŋī e rivelò la vera natura della Brahmavidyā ai Ŗşi. Questo è la piena Devīsū-kta di Advaitatattva, l'Inno che enuncia la vera natura del Brahma-vidyā nel Veda.

Nel Tretā e negli altri Yuga, i Brāhmaŋa e gli altri nati due volte, devoti al Karmakāŋda usavano compiere Yajña e altri riti, in osservanza agli Smriti-śāstra di Manu ed altri śāstra. Ma il Brahmaŗşi Vaşişţha (in Cīnācāra), Rā-jaŗşi Viśvāmitra (cifr. Gandharva-Tantra, Prima Patala), Videharāja Janaka, Bhrgurāma il figlio di Jamadagni (cifr. Kālīkulasarvasva), Śrī Rāmacandra ed altri uomini dall'animo elevato erano adoratori di Brahmavidyā, la piena e perfetta Śakti. Di nuovo nel Dvāparayuga, nonostante l'esistenza dei culti Vaidik e Smārta, gli Agnihotra Yajńa e gli altri riti erano compiuto secondo i Purāŋa. Ma il nobile Śrīkrişna, il figlio di Vasudeva (cifr. Rādhā-Tantra, Devī Bhāgavata e Mahābhārata, Anuśāsana Parva, Ch. 14), i cinque Pāndava, Yudhişthira e gli altri (Virāta Parva, Ch. 6) il nobile Rājaŗşi Bhīshma, il grande Muni Vedavyāsa, il nobile Śukadeva, Asita, Devala e Brahmaŗşi come Durvāsā erano adoratori di Mahāvidyā la Śakti perfetta. Di questo i Mahābhārata e gli altri libri offrono le particolari prove.

Nell'epoca attuale, il Kaliyuga anche i dieci Śamskāra dei due volte nati, e le cerimonie di ossequio come gli Śrāddha sono compiute secondo il rituale Vedico. La Smŗti governa i Cāndrāyana e le altre questioni relative all' Āśrama ed agli affari legali come le eredità. Il Durgāpūjā d'autunno e gli al-tri Vrata sono compiuti secondo i Purāŋa. Ma l'iniziazione, l'Upāsanā del Brahman con Śakti e le varie pratiche dello Yoga sono fatte secondo il ritu-ale dell'Āgama Śāstra. Quest'ultimi sono di tre generi secondo la prevalenza dei Guŋa: Tantra, Yāmala e Dāmara. Ci sono in ogni corrente 192 Āgama, vale a dire 64 o-gnuno in Aśvakrāntā, Rathakrāntā, e Vişŋukrāntā. Molti Tantra furono persi durante i periodi buddista e musulmano ed i pochi che ancora rimangono presso i Sādhaka in parti diverse del paese non sono mostrati a nessuno se non ai pochi discepoli, così che anche questi ultimi stanno quasi per essere persi. L'anziano Rasika-Mohana-Chattopādhyāya, con grande sforzo e gravi costi salvò alcuni di questi. L'inglese Arthur Avalon ha fatto la stessa cosa e spero che ancora altri Tantra possano essere salvati in futuro.
Nello Yoginī-Tantra, Īśvara dice a Devī che la differenza tra i Veda e gli Agama è come quella tra il Jīva e l'Ātmā, quella che c'è tra i Jīva immersi nell'Avidyā e Īśvara che è la pienezza di Vidyā. Indra ed gli altri Deva, che erano adorati come Īśvara negli Yajńa tenuti durante il Karmakāŋda o Samhitā Veda sono, nel Tantra-śāstra, adorati come le Devatā che presiedono al Dikpālinī Śakti di Lei che è tutte le Śakti (Sar-vaśakti-svarūpiŋī). I tre Īśvara dei Veda e dei Purāŋa: Brahmā, Vişŋu e Ru-dra sono nel Tantra-śāstra le Devatā che presiedono alle tre Śakti di Ma-hādevī: creativa, conservatrice e dissolutrice. Loro sono adorate come supporto al culto di Mahādevī. Questa stessa Mahādevī, nella Devīgītā an-nuncia che 'Brahmā, Vişŋu, Īśvara Sadāśiva e i cinque Mahāpreta (sono) ai miei Piedi. Loro sono costituiti dai cinque Bhūta e rappresentano i cinque elementi diversi della materia."Io in ogni modo" Lei dice, "sono la coscienza del non manifestato (Chit) ed in ogni modo sono oltre a loro".
Il Veda dice ancora "Tutto questo è veramente il Brahman.". Malgrado questa Mahāvākya, sono state fatte varie diversificazioni, come quelle di casta, Adhikāra tra uomini e donne e così via. Quindi un Brāhmaŋa ma-schio può recitare un Vaidik Mantra, ma non le donne Brāhmaŋa. Una di-stinzione fu fatta anche tra oggetti come tra l'acqua del Gange ed un bene. Tutte queste distinzioni sono opposte completamente allo Spirito della Gran Parola (Mahāvākya). Dice il Tantra-śāstra che il supremo brahman è sottile e grossolano. In rispetto alla verità di questo Mahāvākya Tāntrik, i Sādhaka purificano col vino che non deve "essere preso e bevuto" secon-do il Veda. Considerando che esso sia santo come il nettare, loro l'offrono nella bocca di Kulakuŋdalinī che è Coscienza stessa (Citsvarūpinī). In con-cordanza con Veda, il Tantra considera il cibo come sacro e sapendo che tutto il cibo è il brahman ne ordina l'offerta a Mahādevī. Questo offerta di cibo si chiama Mahāprasāda ed è molto santa e rara anche per i Deva, sia che venga fatta da un Caŋdāla, o caduta dalla bocca di un cane. Dicono i Veda e la Smŗti che i Caŋdāla e le altre caste basse sono intoccabili. Se uno li tocca deve poi lavarsi, fare Aghamarshana e altro. Ma il Tantra-Śāstra di-ce anche un Caŋdālā che ha la conoscenza della dottrina di Kula e del bra-hman, è superiore ad un Brāhmaŋa che non conosce il brahman. Il Tantra-Śāstra dice ancora che durante il Cakra tutte le caste sono uguali. Siccome tutti sono figli dell'unica Madre del Mondo, non dovrebbe essere fatta nessuna distinzione, mentre la si adora. È su quest'autorità del Tāntra che non si osserva nessuna distinzione di casta in materia di mangiare o altro durante certi riti.
Il Veda proibisce anche l'adempimento di Yajña o adorazioni dopo l'assun-zione di cibo. Il Tantra-Śāstra dice però che non si dovrebbe adorare Kālika quando si soffre la fame o la sete, altrimenti Lei si arrabbia.
Dato che Śiva e Jīva sono uno realmente uno, è futile adorare Paramātmā dicendo "io offro il mio digiuno (Naivedya)", il Jīva che offre il digiuno è uno con Lui ed ha bisogno di cibo e bevanda. La Smŗti che spiega il Veda ordina che la pietra Shālagrama che rappresenta Nārāyaŋa, non dovrebbe essere toccato ne dovrebbe essere adorata da alcuno eccetto i Brāhmaŋa. D'altra parte il Tantra-Śāstra ordina che la rappresentazione del brahman come Bānaliŋga possa essere toccata ed anche adorata non solo dai Brāhmaŋa ma anche dagli Śūdra, dai Caŋdāla e dalle donne.
Infatti il Karmakāŋda del Veda contiene molte di queste prescrizioni che sono opposte alla conoscenza del Brahman. Per questa ragione che Bha-gavān Śrīkŗşŋa ha detto nella Gītā che i Veda si riferiscono a oggetti costi-tuiti dai tre Guŋa (Triguŋavişaya) ed invita Arjuna a liberarsi dai Guŋa. Kŗşŋa afferma che il Veda contiene il Karmakāŋda ma che colui che cerca lo stato del Brahman al di sopra dei Guŋa dovrebbe abbandonare il Karmakāŋda e compiere la Sādhanā secondo lo Śāstra col quale si guada-gna la Liberazione. In dispetto tuttavia delle differenze d'adorazione e pratica, Veda e Tantra Śāstra sono univoci nell'indicare che non ci può essere Liberazione senza Tattvajńāna. Nel Nirvāŋa-Tantra, Śiva dice "Oh Devī, non c'è Liberazione senza Tattvajńāna." Secondo i Veda, un Sādhaka per divenire adatto al Nirvāŋa, deve prima portare a termine la quadruplice Sādhanā
è stato chiamato Mahākālī (al femminile) perché Lui è uno solo ed è la stessa cosa, non è diverso, dalla Sua Śakti eterna. E' Lei che è Mahāvidyā, Mahādevī, Mahāmāyā, e Parabrahmarūpiŋī. Come Ādinātha Mahākāla è il primo creatore del mondo, così la Śakti di Mahākāla, Mahākālī la misericordiosa, è l'Ādiguru del mondo. Dice lo Yoginī Tantra che Mahākālī è la Madre del mondo, ed è una con Mahākāla, come mostra l'Ardhanāriśvara Mūrti.Era questa Brahmavidyā che (Yoginī-Tantra, 10 Patala) all'inizio di questo Kalpa fu udita da Brahmā, Vişŋu, e Maheśvara, come una voce senza corpo nel cielo. A loro fu detto di compiere Tapasyā per acquisizione della Śakti creativa e per le altre Śakti. Era Lei, Aniruddha-saraśvatī che nel Satyayuga apparve nei Cieli, di fronte ad Indra ed agli altri Devatā orgogliosi, con la forma di uno Yakşa brillante. Schiacciando l'orgoglio dei Deva Agni e Vāyu, nella forma della bellissima Umā, insegnò ad Indra, il Re dei Deva, il Brahmatattva (Kenopanişad 11, 12).Inoltre, Kālī è quella Parameştiguru che concede Kaivalya. Commiserando la vita breve e vincolata dai cinque sensi, che è stata concessa ai Jīva durante il terribile Kaliyuga, ella rivelò la Śāmbhavī-Vidyā. Questavī-Vidyā. Questo fu insegnata nella forma di conversazioni tra Devī e Īśvara ed era stata, durante le tre ere precedenti tenuta celata, così come si cela una signora di buona famiglia allo sguardo del pubblico. Contiene tre serie di sessantaquattro Āgama, ognuna rivela un percorso della Liberazione per i Jīva del Kalī Yuga. Sebbene Kālī sia eterna, Saccidānandarūpiŋī, durante le epoche, per amore verso i Sādhaka, pensa forme diverse di se stessa, che vadano bene alla loro Sādhanā. Analogamente il Veda, gli Āgama e tutte le scritture, sebbene porzioni eterne dello Śabdabrahmarūpinī, sono rivelate diversamente ai Sādhaka durante i diversi periodi degli Yuga.

Quando Mahādevī che è Coscienza (Cinmayī) all'inizio del Kalpa, fu soddisfatta dal Tapasyā del Deva Rudra, galleggiando sulle Acque Causali assunse l'aspetto di Virāt, diventando così visibile. Per tutto il tempo che Mahādevī ritenne necessario, Deva Rudra potè vedere nella Suşumnā milioni di universi
(Brahmāŋđa) e milioni di Brahmā, Vişŋu e Maheśvara in loro. Il Deva, grandemente meravigliato vide la Mūrti di Śabdabrahman nel Cuore di Loto di Mahādevī, questi sono gli Āgama, i Nigama e gli altri Śāstra (Yoginī-Tantra, 9 Patala). Vide pure che di quelle Mūrti, Āgama era il Paramātmā, i quattro Veda coi loro Anga erano il Jīvātmā, i sei sistemi della filosofia (Darśana) erano i sensi, i Mahāpurāŋa ed le Upapurāŋa erano il corpo grossolano, le Smŗti erano le mani e gli altri lembi, e come gli altri Śāstra fossero i capelli di quel grande Corpo. Vide anche le cinquanta Mātŗkā (lettere) risplendere con Tejas, sugli orli dei petali nel Suo Cuore di Loto. All'interno del pericarpo del Loto di Virādrūpiŋī, Lui vide gli Āgama, brillanti come milioni di soli e lune piene con ogni Dharma e Brahmajńāna, col potere di distruggere ogni Māyā, pieni d'ogni Siddhi e Brahmanirvāŋa. Con la grazia di Mahākālī comprese ed imparò pienamente Veda, Vedānta, Purāŋa, Smŗiti ed ogni altro Śāstra. Più tardi, Brahmā e Vişŋu ricevettero questa conoscenza degli Āgama e dei Nigama da Lui.

Nel Satyayuga Brahmā rivelò la Smŗti, i Purāŋa e gli altri Śāstra ai Devaŗşi. Così ogni Brahmavidyâ fu promulgato nel mondo. Questa è perciò l'autorità da esibire, perchè come il Brahman è eterno, così lo sono gli Agama ed i Nigama che parlano del Brahman. Nel momento in cui nel Satya e negli altri Yuga, solamente le tre caste dei due volte nati, quelli che portano il filo sacro e non i Śūdra e le
altre caste basse ebbero i titoli per adorare secondo il Veda, così in quei tre Yuga solamente Devaŗşi, Brahmaŗşi e Rājaŗşi che avevano conquistato le loro passioni e che conoscevano la dottrina Advaita ed il Brahman, poterono conoscere gli Āgama Śāstra che distruggono ogni senso della differenza, causa dall'ignoranza ed ebbero la conoscenza di ciò che è concesso dal'Advaitatattva. Per ordine di Śiva li tennero segreti nel cuore come se avessero saputo di un amore illecito della loro madre. Con l'Upāsanā furono liberati mentre ancora vivevano (Jīvanmukta) e raggiunsero il Brahmanirvāŋa. A quel tempo l'Upāsanā dell'Āgama era ignoto ai Sādhaka dediti al Karma. Molte persone oggi pensano che il Tantra-śāstra sia di recente origine proprio per questa ragione. Probabilmente tutti sanno che nei primi tre Yuga i giovani brāhmini, dopo l'investitura col filo sacro, usavano imparare oralmente il Karmakāda e lo Jñânakânda del Veda dai loro istitutori. Allora il Veda non era ripartito e ridotto a scrittura. Verso la fine del Dvāparayuga, Śrīkŗşŋa-dvaipāyana Maharşi Vedavyāsa divise il Veda in quattro parti e lo ridusse a scritture. Questo non dimostra che i Veda siano una produzione recente. La Scienza Suprema (Para vidyā) com'è contenuta negli Āgama, fu passata anche di generazione in generazione dai Guru nei primi tre Yuga come ora similmente accade. Verso la fine del Dvāparayuga, ed all'inizio dell'età di Kali, Śiva misericordioso, mosso da compassione per l'umanità limitata dai faticosi lavori dell'ignoranza, divise il Tantra-śāstra che è conoscenza illimitata in tre serie di sessantaquattro parti ognuna, secondo la necessità dei diversi Adhikārī e poi li enunciò a Gaŋapati e Kārtikeya, i due adorati figli di Pārvatī. Loro rivelarono questi Tantra ai Ŗşi di Siddhāśrama, e questi alla fine, li trasmisero a loro volta ai loro propri discepoli. Tra i Ŗşi che appresero gli Āgama il capo era Dattātreya, un'incarnazione di Vişŋu.

All'inizio del Kalpa l'antico Brahmavidyā contenuto negli Āgama fu reso manifesto dal Parameştiguru che è Mahābrahmavidyā ed esiste nel cuore di ogni essere umano in modo illimitato ed imperituro. Se la Sādhanā è fatta secondo le istruzioni di un Sadguru diviene visibile nel cuore del Sādhaka. L'upāsanā, nella forma Vaidik predominò nel Satyayuga. In quei giorni i Brāhmaŋa, e le altre caste dei due volte nati, mossi dal desiderio della ricchezza, per aver discendenza od altro solevano
adorare Indra, Agni, Vāyu, Sūrya, Soma, Varuŋa ed altri Deva che presiedono a particolari Śakti di Parameśvara in cui risiede ogni Śakti. I Brahmaŗşi e Mahaŗşi, liberi dai desideri facero la Sādhanā di Brahmavidyā, la piena e perfetta Śakti. E così noi vediamo nel decimo Maŋdala (१२५ – inno 125) del Ṛgveda-Samhitâ che Mahādevī si mostrò nel cuore della figlia di Mahaŗşi Āmbhŗŋī e rivelò la vera natura della Brahmavidyā ai Ŗşi. Questo è la piena Devīsūkta di Advaitatattva, l'Inno che enuncia la vera natura del Brahma-vidyā nel Veda.

Nel Tretā e negli altri Yuga, i Brāhmaŋa e gli altri nati due volte, devoti al Karmakāŋda usavano compiere Yajña e altri riti, in osservanza
agli Smritiśāstra di Manu ed altri śâstra. Ma il Brahmaŗşi Vaşişţha (in Cīnācāra), Rājaŗşi Viśvāmitra (cifr. Gandharva-Tantra, Prima Patala), Videharāja Janaka, Bhrgurāma il figlio di Jamadagni (cifr. Kālīkulasarvasva), Śrī Rāmacandra ed altri uomini dall'animo elevato erano adoratori di Brahmavidyā, la piena e perfetta Śakti. Di nuovo nel Dvāparayuga, nonostante l'esistenza dei culti Vaidik e Smārta, gli Agnihotra Yajńa e gli altri riti erano compiuto secondo i Purâŋa. Ma il nobile Śrīkrişna, il figlio di Vasudeva (cifr. Rādhā-Tantra, Devī Bhāgavata e Mahābhārata, Anuśāsana Parva, Ch. 14), i cinque Pāndava, Yudhişthira e gli altri (Virāta Parva, Ch. 6) il nobile Rājaŗşi Bhīshma, il grande Muni Vedavyāsa, il nobile Śukadeva, Asita, Devala e Brahmaŗşi come Durvāsā erano adoratori di Mahāvidyā la Śakti perfetta. Di questo i Mahābhārata e gli altri libri offrono le particolari prove.

Nell'epoca attuale, il Kaliyuga anche i dieci Śamskāra dei due volte nati, e le cerimonie di ossequio come gli Śrāddha sono compiute secondo il rituale Vedico. La Smŗti governa i Cāndrāyana e le altre questioni relative all' Āśrama ed agli affari legali come le eredità. Il Durgāpūjā d'autunno e gli altri Vrata sono compiuti secondo i Purāŋa. Ma l'iniziazione, l'Upāsanā del Brahman con Śakti e le varie pratiche dello Yoga sono fatte secondo il rituale dell'Āgama Śāstra. Quest'ultimi sono di tre generi secondo la prevalenza dei Guŋa: Tantra, Yāmala e Dāmara. Ci sono in ogni corrente 192 Āgama, vale a dire 64 ognuno in Aśvakrāntā, Rathakrāntā, e Vişŋukrāntā. Molti Tantra furono persi durante i periodi buddista e musulmano ed i pochi che ancora rimangono presso i Sādhaka
in parti diverse del paese non sono mostrati a nessuno se non ai pochi discepoli, così che anche questi ultimi stanno quasi per essere persi. L'anziano Rasika-Mohana-Chattopādhyāya, con grande sforzo e gravi costi salvò alcuni di questi. L'inglese Arthur Avalon ha fatto la stessa cosa e spero che ancora altri Tantra possano essere salvati in futuro.

Nello Yoginī-Tantra, Īśvara dice a Devī che la differenza tra i Veda e gli Agama è come quella tra il Jīva e l'Ātmā, quella che c'è tra i Jīva immersi nell'Avidyā e Īśvara che è la pienezza di Vidyā.

Indra ed gli altri Deva, che erano
adorati come Īśvara negli Yajńa tenuti durante il Karmakâŋda o Samhitâ Veda sono, nel Tantra-śāstra, adorati come le Devatā che presiedono al Dikpālinī Śakti di Lei che è tutte le Śakti (Sarvaśakti-svarūpiŋī). I tre Īśvara dei Veda e dei Purāŋa: Brahmā, Vişŋu e Rudra sono nel Tantra-śāstra le Devatā che presiedono alle tre Śakti di Mahādevī: creativa, conservatrice e dissolutrice. Loro sono adorate come supporto al culto di Mahādevī. Questa stessa Mahādevī, nella Devīgītā annuncia che 'Brahmā, Vişŋu, Īśvara Sadāśiva e i cinque Mahāpreta (sono) ai miei Piedi. Loro sono costituiti dai cinque Bhūta e rappresentano i cinque elementi diversi della materia."Io in ogni modo" Lei dice, "sono la coscienza del non manifestato (Chit) ed in ogni modo sono oltre a loro".

Il Veda dice ancora "Tutto questo è veramente il Brahman.". Malgrado questa Mahāvākya, sono state fatte varie diversificazioni, come quelle di casta, Adhikāra tra uomini e donne e così via. Quindi un Brāhmaŋa maschio può recitare un Vaidik Mantra, ma non le donne Brāhmaŋa. Una distinzione fu fatta anche tra
oggetti come tra l'acqua del Gange ed un bene. Tutte queste distinzioni sono opposte completamente allo Spirito della Gran Parola (Mahāvākya). Dice il Tantra-śāstra che il supremo brahman è sottile e grossolano. In rispetto alla verità di questo Mahāvākya Tāntrik, i Sādhaka purificano col vino che non deve "essere preso e bevuto" secondo il Veda. Considerando che esso sia santo come il nettare, loro l'offrono nella bocca di Kulakuŋdalinī che è Coscienza stessa (Citsvarūpinī). In concordanza con Veda, il Tantra considera il cibo come sacro e sapendo che tutto il cibo è il brahman ne ordina l'offerta a Mahādevī. Questo offerta di cibo si chiama Mahāprasāda ed è molto santa e rara anche per i Deva, sia che venga fatta da un Caŋdāla, o caduta dalla bocca di un cane. Dicono i Veda e la Smŗti che i Caŋdâla e le altre caste basse sono intoccabili. Se uno li tocca deve poi lavarsi, fare Aghamarshana e altro. Ma il Tantra-Śāstra dice anche un Caŋdālā che ha la conoscenza della dottrina di Kula e del brahman, è superiore ad un Brāhmaŋa che non conosce il brahman. Il Tantra-Śāstra dice ancora che durante il Cakra tutte le caste sono uguali. Siccome tutti sono figli dell'unica Madre del Mondo, non dovrebbe essere fatta nessuna distinzione, mentre la si adora. È su quest'autorità del Tântra che non si osserva nessuna distinzione di casta in materia di mangiare o altro durante certi riti.

Il Veda proibisce anche l'adempimento di Yajña o adorazioni dopo l'assunzione di cibo. Il Tantra-Śāstra dice però che non si dovrebbe adorare Kālika quando si soffre la fame o la sete, altrimenti Lei si arrabbia.
Dato che Śiva e Jīva sono uno
realmente uno, è futile adorare Paramātmā dicendo "io offro il mio digiuno (Naivedya)", il Jīva che offre il digiuno è uno con Lui ed ha bisogno di cibo e bevanda. La Smŗti che spiega il Veda ordina che la pietra Shālagrama che rappresenta Nārāyaŋa, non dovrebbe essere toccato ne dovrebbe essere adorata da alcuno eccetto i Brāhmaŋa. D'altra parte il Tantra-Śāstra ordina che la rappresentazione del brahman come Bānaliŋga possa essere toccata ed anche adorata non solo dai Brāhmaŋa ma anche dagli Śūdra, dai Caŋdāla e dalle donne. Infatti il Karmakāŋda del Veda contiene molte di queste prescrizioni che sono opposte alla conoscenza del Brahman. Per questa ragione che Bhagavân Śrīkŗşŋa ha detto nella Gītā che i Veda si riferiscono a oggetti costituiti dai tre Guŋa (Triguŋavişaya) ed invita Arjuna a liberarsi dai Guŋa. Kŗşŋa afferma che il Veda contiene il Karmakāŋda ma che colui che cerca lo stato del Brahman al di sopra dei Guŋa dovrebbe abbandonare il Karmakāŋda e compiere la Sādhanā secondo lo Śāstra col quale si guadagna la Liberazione.

In dispetto tuttavia delle differenze d'adorazione e pratica, Veda e Tantra Śāstra sono univoci nell'indicare che non ci può essere Liberazione
senza Tattvajńāna. Nel Nirvāŋa-Tantra, Śiva dice "Oh Devī, non c'è Liberazione senza Tattvajńāna." Secondo i Veda, un Sādhaka per divenire adatto al Nirvāŋa, deve prima portare a termine la quadruplice Sādhanase gli adoratori dei Tāntra sono divisi nelle cinque comunità Śākta, Śaiva Vaişŋava, Gāŋapatya e Saura i primi soltanto sono tutti Dvija da quando tutti gli adoratori di Sāvitrī (Gāyatrī) la Madre del Veda, appartengono alla comunità degli Śākta. Dice il Mātŗkābheda-Tantra "Sāvitrī, che è la Madre del Veda, è nata del sudore del corpo di Kālī. Quella Devī accorda frutti nei tre mondi ed è la Śakti del Brahman." I sādhaka che appartengono alle altre quattro comunità adorano i loro rispettivi Devatā maschi che associano alle loro Śakti. Così i Śaiva adorano Śiva sotto i nomi Umā-Maheśvara, Śiva-Durgā, Kālī Śaмkara, Arddhanārīśvara e così via. I Vaişŋava adorano Vişŋu con i nomi, Rādhā-Kŗşŋa Lakşmî-Nârâyaŋa, Sītā-Rāma Śrī-Hari e altri. Nel Nirvāna-Tantra Śri Kŗşŋa dice "A quelli a che fanno Japa con Rādhā prima e poi Kŗşŋa, a loro, io, con certezza, addirittura ora e qui, accordo un destino felice." Emettendo il nome Sītā-Rama (con Sītā pronunciato per primo) si pronuncia il Tāra di Mahādevī, che per questa ragione è chiamato anche Tāraka-Brahma. I Saura compiono la loro adorazione col Mantra " M'inchino a Śrī Sūrya accompagnato dalla Śakti che rivela." Inoltre il Māyā Bīja (Hrīm) che è il Praŋava di Devī è aggiunto al Mūlamantra da ogni gruppo. Questo mostra chiaramente che tutte queste cinque sette sono direttamente o indirettamente adoratrici del brahman come Śiva-Śakti (Śivaśaktyātmaka) nei suoi aspetti Nirguŋa e Saguŋa. Dice la Kaivalyopanişad "Con la meditazione sul Dio dai tre-occhi, sereno e con la gola blu (Prabhu), Parameśvara, senza inizio, metà o fine, che è uno e che pervade tutte le cose che sono meravigliose, che è Cidānanda Stesso, accompagnato da Umā, il Muni va alla Fonte di ogni essere (Bhūtayoni) al Testimone di tutto che è oltre ogni oscurità." Allora, nel Tantra-Śāstra, Śiva ha detto che il Śiva-śakti-Tattva è la causa di Tattvajńāna e perciò il Japa dovrebbe essere fatto da un Mantra nel quale loro sono uniti.
Colui che raggiunge il Tattvajńāna, che è la liberazione, lo fa adorando il brahman come Madre e Padre. Ogni Mantra è composto di Śiva e Śakti, si dovrebbe meditare su Śiva-Śakti come su di un essere unico. Nel Tantra Śāstra, Śiva ha detto che non c'è differenza tra lui e Śakti perchè sono uniti inseparabilmente (Avinābhāvasabandhaм). Colui che è Śiva è anche Śakti e colei che è Śakti è anche Śiva. Paternità e Maternità sono soltanto distinzioni di nome per ciò che è una stessa cosa. Il Tantra Śāstra dice di nuovo che Śakti, Maheśvara ed il Brahman sono parole che denotano lo stesso Essere. Maschio, femmina e neutro sono distinzioni verbali, non hanno senso davanti all'eterno. Śakti, Maheśvara, il Brahman; tutti e tre denotano l'unica ed eterna Mahāvidyā che è Saccidānanda.

  1. Deve acquisire la fede nel brahman, unico ed eterno e non deve desiderare la felicità in terra od in cielo.

  2. Deve possedere le sei virtù: Śama, Dama e le altre, e deve desiderare ardentemente la Liberazione.

  3. Poi deve discutere (Vicāra) e ponderare sul Mahāvākya "tu sei quello" (Tat tvam asi),

  4. rendendosi conto così dell'unità di Paramātmā e Jīvātmā, può raggiungere la conoscenza "io sono Lui" (So'ham).
Nell'Upāsanā Tāntrico il Jńānakāŋda è unito al Karmakāŋda. L'Agama insegna al Paśu ignorante, immerso nella dualità, la Vīrabhāva Sādhanā (ascesi di tipo eroico) nel quale sono unite dualità e la non-dualità. Esso così si sforza per elevarsi allo stato divino di Jivanmukta, lo stato del Monismo puro. Dice Manu "Sappiano i dualisti di essere Paśu. I non-dualisti sono Brāhmaŋa." Rudrayāmala dice che il Vīrabhāva viene svelato con lo sviluppo di Jñâna. Dopo avere perfezionato Jńāna e conseguito le Brahmasiddhi, il Sādhaka diviene Devatā in uno stato di puro Sattva. Il Vedanta e la filosofia degli Śāstra sono pien di istruzioni ed argomenti toccanti sulla non-dualità. Ma non indicano il percorso con cui può essere attuato una pratica non-dualistica. Per questa ragione i Pandit del Veda ritiengono impuro avere a che fare con uomini di bassa casta come gli Śūdra, e osservano distinzioni senza limiti come quelle su ciò che deve o non dovrebbe essere mangiato, e quello che deve e non dovrebbe essere offerto ad un Devatā. Nel Tantra-Śāstra viene insegnato che un Bhāva non-dualistico (Bhāvādvaita) dovrebbe essere comunque accompagnato da un azione non-dualistica (Kriyādvaita). Lo Yoga-vāşistha (Rāmāyaŋa) spiega che al Muni che realizza la non-dualità (Advaita) nel Bhāva, in Kriyā e negli oggetti (Dravya) in tutti questi tre casi il mondo sembra come un sogno.Secondo l'istruzione del Tantra-Śāstra il Sādhaka si alza nelle prime ore del mattino, e sedendo sul suo letto, medita come segue: "Io sono la Devī e nient'altro. Io sono il brahman che non conosce dolore. Io sono una forma dell'Essere-coscienza-beatitudine la Cui la vera natura è la Liberazione eterna". A mezzogiorno siede all'adorazione a Paramātmā e fa di nuovo Bhutaśuddhi unendo interiormente i 24 Tattva cominciando con la terra intanto pensa a Paramātmā ed a Jīvātmā come una cosa sola e medita: "Io son quello". Dice il Gandharva-Tantra che, dopo il dovuto inchino al Guru, il saggio Sādhaka dovrebbe pensare, "Io son quello" e così unisce Jīvātmā e Paramātmā. Ogni Sthūla-Dhyāna di Mahāvidyā forma una parte dell'adorazione quotidiana, il Tantra-Śāstra prescrive dappertutto meditazioni su Mahādevī meditata non come diversa da se, ma unita all'Ātmā del Sādhaka. Dice il Kālī-Tantra che, dopo avere meditato come disposto, il Sādhaka dovrebbe adorare Devī come Ātmā.

"Io son quello" (So'ham). Dice il Kubjikā-Tantra che il Sādhaka dovrebbe meditare sul suo Ātmā come unito a Lei. Il Nīla-Tantra, nel Dhyāna di Tārā, ricorda che quella meditazione dovrebbe essere fatta unendo il proprio Ātmā alla dea Salvatrice (Tārinī). Nel Gandharva-Tantra, Mahādevī dice, parlando del Dhyāna di Tripurasundarī, che l'Uomo che medita sull'indipendente, senza attributi, e puro Ātmā col quale Tripurā è una cosa sola, e non diversa, l'Ātmā di quell'uomo diventa Lei stessa (Tanmaya). Pensando " io sono Lei " (Sā'ham) si può diventare Lei. Nel Kālī-kula-sarvasva Śiva afferma che chiunque mediti sul Guru, recitando a memoria l'Inno della sposa di Śiva e pensando all'Ātmā di Kālikā come unito al proprio Ātmā, costui è Śrī Sadāsiva. Similmente nel Kulārŋava Tantra è scritto "Il corpo è il tempio della Devatā ed il Jiva è Deva Sadāsiva." Lasci che il Sādhaka abbandoni la sua ignoranza come l'offerta (Nirmālya che è gettata via) ed adori col pensiero e riconoscendo "io sono Lui". Non è solo durante l'adorazione che al Sādhaka è ordinato di meditare su Lei che è Paramātmā come unita al proprio Ātmā. Śiva insegna che il nostro pensiero e sentire dovrebbe essere non-dualistico in ogni cosa che facciamo: nel mangiare, nel camminare ed in tutto il resto. Nel Gandharva-Tantra Śiva dice "io sono il Deva ed il cibo che gli viene offerto, il fiore ed il profumo del fiore, e tutto quanto il resto. Io sono il Deva. Non c'è nient'altro che me. Ci sono io che adoro il Deva, io che sono il Deva di tutti i Deva.".

E' prescritto che si assume Kāraŋa (il vino) ed il resto recitando il Mantra, questi dovrebbero essere offerti al Fuoco della Coscienza nel proprio cuore pensando a Kula-Kuŋdalinî che si allunga sulla punta della lingua, mentre il Sādhaka recita: "Il liquido splende. Io sono la Luce. Io sono il Brahman. Io sono Lei. Io offro Āhuti al mio Stesso Svāhā." Colui che fa la Sādhanā di Mahāvidyā in Vīrāchāra con questa Advaitabhāva raggiunge la Sua Grazia a Divyabhāva, e pensando "io sono il Brahman" è liberato mentre vive, e alla sua morte è uno con Mahādevī. Nel Devigitā, Śrī Śrī Devī dice "Egli diventa me stessa perché entrambi siamo uno." Anche il Mahānirvāŋa-Tantra prescrizione un simile sentimento non-dualistico nel Mantra pronunciato quando si prende il Dravya (il vino). "Il mestolo è Brahman, l'offerta è Brahman, il fuoco è Brahman, l'offerta è fatta dal Brahman ed al Brahman va chi rimette tutte le sue azioni nel Brahman."Anche se Mahāvidyā è in verità Nirguŋa ed eterna, Lei assume varie forme con Māya e varia a secondo dei Guŋa, per soddisfare i desideri dei Sādhaka. E' detto in Candi che Lei non sembra mai realizzare i propositi dei Deva, e nello stesso tempo, Lei che è la Verità eterna, è comunemente detta essere generata. Nel Devyāgama è detto: "Mahāmāyā che è Citrūpā e Parabrahmasvarūpinī, immagina, con la Sua grazia verso i Sādhaka, varie forme." Noi possiamo meditare su Mahādevī come femmina o come maschio, questi termini possono essere attribuiti ad un corpo grossolano ma non possono comunque essere attribuiti a Lei in quanto Saccidānanda. I sādhaka di Śakti adorano il Brahman come Madre, ovunque nel mondo l'aspetto della madre soltanto, di Lei che è il Brahman è manifestato pienamente. Nello Yāmala, Śiva dice: - Devī può, o Mia Adorata, essere pensata sia come donna che come maschio, e Saccidānandarūpiŋī può essere pensato di come Nşikala-Brahman. ma in verità Lei non è né donna, né maschio, né neutro non essendo una cosa inanimata. Come il termine Kalpavallī (una parola di genere femminile che denota un albero) termini femminili sono attribuiti a Lei." Saccidānanda Mahāvidyā, l'unione indistinguibile di Śiva e Śakti può essere adorata con una tale non-dualità da sentirla come una cosa sola.  Infatti la causa principale della nascita e del nutrimento di uomini ed animali sono le loro madri. I loro padri sono soltanto aiutanti (Sahakārī). Ogni Jīva è uscito dall'utero di sua madre ed è vissuto grazie al suo latte, e riceve la sua prima iniziazione al linguaggio col Mantra 'Mā' (Madre). Il primo istitutore (Adiguru) di ogni uomo è sua madre. Lei è la sua Devatā visibile. Le sue prime lezioni le impara da lei. Ĕ anche il simbolo della Terra che genera e nutre ogni Jiva, come una madre, perchè produce ogni genere di frutta e grano e tutti sostiene sul suo grembo. Non esageriamo molto , nel dire che il mondo è pieno della Madre.

In matematica lo zero non ha nessun valore ed è soltanto una cosa vuota ed amorfa (Nirākāra), finché non si congiunge con un numero intero è indicativo dell'infinito. Congiunto alla figura del numero 1 lo converte in 10. Similmente quando Lei che è l'amorfo Brahman è congiunta al Suo proprio Prakŗti, che consiste nei tre Guŋas, di cui si parla nella Śruti come "dell'uno (Bindu) non nato, rosso nero e bianco". Dopodiché Lei assume, per il godimento dei desideri del Sādhaka, dieci forme diverse (Daśamahāvidyā) la cui varietà è dovuta alla differenza nelle proporzioni dei tre Guna.
  • Kālī
  • TāraMahāvidyā Ṣodaśī,
  • Bhuvaneśvarī,
  • Bhairavī,
  • Chinnamastā,
  • Dhūmāvatī,
  • Vidyā Bagalā,
  • Siddhavidyā Mātagī,
  • Kamalā. 
Ci sono dieci Mahāvidyā che sono Śiva e Śakti (Śivaśaktimayī). Queste dieci forme sono:
  • Kālī
  • Tārā
  • Mahāvidyā Ṣodaśī,
  • " Bhuvaneśvarī,
  • " Bhairavī,
  • " Chinnamastā,
  • " Dhūmāvatī,
  • Vidyā Bagalā,
  • Siddhavidyā Mātagī,
  • Kamalā.
Alcuni Tantra menzionano diciotto Mahāvidyā, ma queste sono forme delle dieci con piccolissime variazioni. Delle dieci Mahāvidyā, Kālī è:


  • Śuddha-sattva-guŋa-pradhānā, (costituita di puro sattva)

  • Nirvikārā, (non creata)

  • Nirguŋa-brahma-svarūpaprakāśikā.
Ĕ questa forma primordiale la sola che dà direttamente Kaivalya. Nello Yoginī-Tantra Devī dice "Guarda ora la mia forma, (Rūpa),che è il supremo Brahmānanda. Ascolta. Questa forma è lo stato supremo (Paramadhāma) nell'aspetto di Kālī. Non c'è aspetto del Brahman più alto di questo". Nel Kamadhenu-Tantra, Śiva dice "Nel vuoto c'è Kālī che accorda Kaivalya".
Tara è Sattva-guŋātmikā e Tattvavidyādāyini;Şodaśi (Mahātripura-sundarī), Bhuvaneśvarī e Chinnamastā sono Rajah-pradhānā e Sattva-guŋātmikā e da adesso loro accordano Gauŋamukti nella forma di Cielo (Svarga) Aiśvarya e così via. Le forme di Dhūmāvatī, Bagalā, Mātagī e Kamalā sono Tamah-pradhāna e la loro Sādhanā è fatta in Şatkarma, come provocare a morte ad altri o altro. In breve tutte le dieci forme di Mahādevī danno direttamente o indirettamente Godimento e Liberazione.
Le forme della Mahāvidyā sono divise in due gruppi


  • Kālīkula [famiglia o dinastia di Kâlī]

  • Śrikula. [famiglia o dinastia di Śri]
Ĕ scritto nel Niruttara-Tantra che:
  • Kālī,

  • Tara,

  • Raktakālī,

  • Bhuvanā,

  • Mardinī,

  • Triputā,

  • Tvaritā,

  • Durgā eVidyā

  • Pratyagīrā

appartengono al Kālīkula. Ed al Śrīkula Sundarī appartengono,


  1. Bhairavī,

  2. Bālā,

  3. Bagalā,

  4. Kamalā,

  5. Dhūmāvatī,

  6. Mātagī,

  7. Vidyā,

  8. Svapnāvatī e

  9. Mahāvidyā Madhumatī.

"O mio adorato, Dakinā è la Causa (Prakŗti) di tutte le Siddhavidyā.

Kālī-kula è per l'adorazione degli Jńānīs in Divya e Vīrabhāva, e Śrī-kula è per l'adorazione dei Karmins in Divya, Vīra e Paśu-Bhāva. Il Tantra-Śāstra dà una spiegazione di Mantra, Yantra maniera dell'adorazione e così via per tutte le dieci o diciotto Mahāvidyā. Ma pressocché tutte le scritture del Tāntra inneggiano alla grandezza di Kālikā, e le danno il posto più alto, le prime Mahāvidyā per gli altri sono solo forme diverse di Brahmarūpiŋī Kālikā. Dice il Nigama-Kalpataru "Di tutte le caste quella dei Brāhmaŋa è la più alta. Fra ogni Sādhaka lo Śākta è il più elevato. Tra gli Śākta il capo è chi fa lo Japa del Kālīmantra." Nel Picchilā-Tantra è scritto "tra tutti i Mantra dei Deva quello di Kālikā è il migliore. Anche i più vili possono divenire Jīvanmukta semplicemente, grazie a questo Mantra."

Nello Yoginī-Tantra, Śiva dice, "Questa Vidyā Kālikā è Mahā-Mahā-Brahma Vidyā, grazie al quale anche i peggiori possono raggiungere il Nirvāŋa. Anche Brahmā, Vişŋu, e Maheśvara sono suoi adoratori. Lei che è Kālī, la Vidyā suprema, è anche Tārā. La idea che posa esserci una differenza tra loro ha generato vari Mantra." Di nuovo il Kāmākhyā-Tantra ribadisce "Oh Parameśvari, sette lakh di Mahāvidyā rimangono ignote. Di tutte queste Şodaśi si dice che Ella sia la più sublime. Oh Devī, ma la Madre del mondo, Kālikā è anche Sua madre." Niruttara-Tantra: "Senza conoscenza di Śakti, Oh Devī, non c'è nirvāŋa. Quella Śakti è Dakşiŋa Kālī che è la forma stessa di tutte le Vidyā (Sarvavidyārūpiŋī)." Lo Yāmala: "Come è Kālī così è Tārā e così è Chinnā e Kullukā. Oh Devī, tu sei la suprema Kālikā, sei anche il Marti che è composto da queste quattro. Nel sistema Vedico, con il Sagnika (mantenimento del fuoco) i Brāhmaŋa realizzarono i loro scopi offrendo sacrifici alle sette lingue che dondolano nel fuoco, queste sono chiamate


  1. Kālī,

  2. Karālī,

  3. Manojavā

  4. Sulohitā,

  5. Sudhūmravarā

  6. Sphuliginī e

Devī Viśvaruci

(1 Saptaka, 2 Khaŋda 4 Sūtra).

Rimane da menzionare un'altra importante caratteristica dei Tantra-Śāstra. Queste Sacre scritture sono molto liberali in materia di pratica, e l'adorazione non conosce distinzioni di casta anche se ha più e più volte, ripetutamente, comandato ai Sādhaka per tenere questo Ācāra nascosto ai Paśu ignoranti. Dei Kaula è detto che "loro hanno il cuore degli Śākta, esteriormente sono Śaiva e nelle adunate Vaişŋava." Contiene anche ingiunzioni come quella che l'insegnamento dovrebbe essere tenuto segreto come uno fà con la conoscenza di un'amore illecito della madre, e che se è reso noto lo scopo del Sādhaka è frustrato e così via. Nel Gandharva-Tantra, Śiva dice che solamente gli uomini senza dualità, che controllano le loro passioni e si dedicano al brahman, hanno le qualità per questo Śāstra. "Ĕ qualificato solo chi è un credente puro, temperante, senza dualità che vive nel Brahman, parla del Brahman, si dedica al Brahman, si rifugia nel Brahman che è libero da ogni ?sentimento d'inimicizia verso gli altri e che mai è impegnato nel fare bene a tutti gli esseri.
Altri non sono veri Sādhaka (Brahmasādhaka). Non dovrebbe essere spiegato ai Paśu, o a quelli che sono insinceri o ad uomini di conoscenza poco profonda." Per questa ragione Śiva ha usato simboli nell'insegnamento di ogni Dhyāna, Mantra, Yantra, e nei modi della Sādhanā dei Deva e delle Devī. Il significato di questi simboli non è conosciuto da altri se non il Sadguru. I misteri segreti sono inintelligibili al dotto senza la grazia del Guru. Nel Kulārava-Tantra, Śiva dice, "ci sono molti Guru che conoscono il Veda, gli Śāstra e altro ancora. Ma, Oh Devī, è raro il Guru che conosce il significato del Tattva supremo. Per sapere il vero significato dei Dhyāna e di tutto il resto, nessuno altro mezzo che rifugiarsi dal Guru che conosce il significato di ogni Agama. Ĕ dovuto all'ignoranza della vera natura della Devatā che Brahmavidyā che è più sottile del più sottile e Coscienza Stessa sembra addirittura essere una cosa lorda. Anche gli uomini dotti non si esitano nel dire che a questa Brahmamayī, dei cui desideri si sono pienamente resi conto (Pūrakāmā), piacciono le offerte di sangue, carne e altro ancora. Nel Jñânasakalinî-Tantra, Śiva dice, "Agni è il Deva dei due volte nati. La Devatā dei Muni è nei loro cuori. Gli uomini di poca intelligenza adorano le immagini.

Per il saggio, la Devatā è dappertutto. "I Karmin Brāhmaŋa adorano Agni come Īśvara, gli Yoghi vedono la Devatā nei loro propri cuori, gli uomini con poca intelligenza (se li si paragona con gli altri) adorano la Devatā nelle immagini, e le anime veggenti del Tattva vedono dappertutto il brahman. Nello stesso modo in cui un insegnante mostra ai suoi giovani studenti, mappamondi e mappe per far loro capire la natura della grande terra, così i Guru consigliano ai Sādhaka di non grande intelligenza e con Adhikāra inferiore di meditare su forme Sthūla (grossolane) con immagini e ritratti in modo che le loro menti erranti possano essere fissate, e loro possano imparare i veri aspetti della Devatā. Sfortunatamente comunque, gli uomini ignoranti considerano questi supporti grossolani (Sthūla) come se fossero il vero aspetto della Devatā. Nel Kulārŋava-Tantra, Śiva dice, che alcuni meditano sullo Sthūla fino a che la mente, quando è così fissata, può fissarsi su Sūkşma.
Il Sādhaka dovrebbe prima imparare dal Guru quali qualità o azione rappresenti ogni piccola parte dell'immagine, e dovrebbe poi praticare la meditazione sul sottile, altrimenti la forma grossolana stessa (l'immagine), diverrà per lui come la mera terra o pietra. Nel Kubjikā-Tantra Śiva dice 'Oh Signora di Maheśa. Uno dovrebbe meditare sull'Amorfo (questo termine è usato in senso opposto a forme di immagini, ecc.) insieme alla forma. Ĕ con una pratica continua, Oh Devī, che uno si rende conto dell'amorfo.'
Questo perchè i Sâdhaka che desiderano la Liberazione dovrebbero pensare sempre alla Svarūpatattva di Brahmavidyā-Kālikā. Di questa Svarūpa la Devī dice nel Mahābhāgavata: "Quelli che desiderano ardentemente la Liberazione devono per guadagnare la libertà dalle obbligazioni del corpo, meditare su quell'aspetto (Rūpa) di Me che è la Luce suprema (Jyotih), Sūkşma, Nikala, Nirguŋa, l'inconoscibile che tutto-pervade, non-duplice e sola Causa che è Saccidānanda Stesso. Questo è la Svarūpa di Devī che è oltre ogni mente e discorso. Dice il Mārkaŋdeya-Purāŋa, "Mahāmāyā è Nikalā, Nirguŋā, senza fine, immortale, impensabile, senza forma e sia eterna (Nityā) che transitoria (Anityā)", ovvero, Mahāmāyā Kālikā è libera da Kalā (Māyā) e libera dai Guŋa, senza fine, imperitura, eterna e non transitoria come il mondo (Jagat), senza forma, così come non è oggetto di meditazione. Nel Kūrma-Purāa, Vişŋu in forma di Testuggine dice, che la Devī Suprema è Nirguŋā, pura, bianca e senza macchia ed è libera da ogni dualismo e realizzabile solamente dall'Ātmā.
Questo Suo stato è raggiungibile solamente con Jńāna. Nella Kāmadā-Tantra Śiva dice 'Quella Kālī eterna che è il supremo brahman è uno senza un secondo ne maschio ne femmina. Lei non ha forma, Ādhāra, o Upādhi. Lei è Sacchidānanda semplice ed eterna, è il Grande Brahman."
Lei che è l'eterno brahman non ha nessun aspetto (Āvirbhāva), né mai scompare (Tirobhāva), ed è onnipervadente, non può essere descritta come gli altri Deva e Devī, ne risiedere in qualche particolare Loka. Così Brahmā risiede nel Brahmaloka, Vişŋu nel Vişŋuloka, Rudra in Kailāsa e Śrī Kŗşŋa in Goloka, ma Mahādevī è sempre e dappertutto ugualmente presente; sebbene, per adempiere i desideri dei Sādhaka, Lei appaia in particolari forme nelle loro menti e cuori. Ĕ perciò chiaro che il suo aspetto Sthūla è fatto di Māyā (Māyāmaya) ed è transitorio (Anitya). Per questa ragione Śiva, nel Gandharva-Tantra dice, "Quell'aspetto (Rūpa) della Devī che è la Suprema Beatitudine e la Gran Causa dei mondi non appare né scompare."
Nel Kulārava-Tantra, Śiva dice, 'Esso mai sorge né tramonta, né cresce né decade; splende e fa risplendere il resto, senza alcun aiuto. Questo aspetto è senza condizioni (Anavasthā) solamente esiste (Sattāmātrā) ed è inconoscibile ai sensi (Agocara).

"Ovvero, l'aspetto Svarūpa di Māhādevī che è Beatitudine Suprema è causa e radice di questo mondo dei tre Guŋa. Questo aspetto non ha nessun esteriorità o scomparsa, nessuna crescita o decadimento. Ĕ la manifestazione stessa e manifesta tutti gli altri oggetti. Ĕ oltre gli stati di veglia, sogno e sonno profondo, è irraggiungibile dalle parole e dalla mente ed esiste di per se stesso."
Proprio come il fuoco che, pur pervadendo tutti gli oggetti, non mostra il suo potere di bruciare ed accendersi e non può essere usato per cucinare o altro, fino a quando non è generato dall'attrito di due oggetti, così anche se Cinmayī è onnipervadente, non diviene visibile né accorda desideri senza l'azione della Sādhanā. Proprio nel modo in cui il Sole stesso, immobile nei Cieli distanti, con i suoi raggi asciuga l'umidità dalla terra così Mahādevī che è la dimora di ogni Śakti sebbene sia immutabile (Nirvikārā) crea (e le piace) il mondo con le otto Śakti: Brahmāŋī, Vaişŋavi, Māheśvarī e le altre Devatā,
presiedendo alla creatività o altro delle Śakti. Per questa ragione nello Yantra di Mahādevī Kālikā (si veda la Kālikopanişad) il Sādhaka adora le quindici Śakti di Kālī ed il resto nei quindici angoli, le otto Śakti Brāhmī ed il resto sugli otto petali, le otto Bhairava e Vatuka Asitānga ed il resto negli orli degli otto petali, le quattro Devatā, Vişŋu ed altri, ai quattro angoli dello Yantra ed i dieci Dikpāla, Indra e gli altri, nelle dieci direzioni come se fossero i raggi di Kālikā che è una massa di luce pura (Tejoghana). Mahādevī è adorata come Marti che consiste di Śiva-Śakti (Śivaśaktimaya) nel Bindu al centro dello Yantra.
Anche se l'Āgama-Śāstra che accorda Advaitabhāva ed educa al Tattvajńāna è stato rivelato da Śrī Śrī Bhairava tutto-misericordioso e Bhairavī, è ancora ignoto ad una grande quantità di persone. Molti infatti oggigiorno disprezzano il Tantra perché contiene Virācāra e Kulācāra, ed alcuni addiritura rifiutano di ammettere che è un legittimo Dharmaśāstra. Se loro avessero letto con criterio il Tantra-Śāstra ed imparato i suoi principi da Sādhaka veramente competenti, avrebbero compreso, quanto fossero sbagliati i loro pregiudizi e, invece di disprezzarlo, certamente avrebbero ammesso che questo Śāstra è l'unico mezzi di Liberazione per l'indisciplinato, e per chi ha una mente poco resistente e di breve vita. Vedendo consumare il vino, la carne ed il pesce e praticare rapporti sessuali in gran parte del grande mondo, io sono incapace di capire perché molte persone dovrebbero rabbrividire nel trovare la Sādhanā del Pańca-makāra nel Tantra-Śāstra. Possono questi atti diventare solamente biasimevoli se fanno parte dell'adorazione (Upāsanā)?
Tutti sanno che il Ghee che nutre e promuove la longevità provoca malattia dello stomaco seria e spesso mortale se è preso in quantità troppo eccessiva, mentre il veleno del serpente che uccide, curerà ed ancora allungherà la vita di un uomo delirante e morente, se è purificato e dato con le condizioni appropriate. un bagno freddo ed una dieta di siero, potrebbero essre portati molti altri esempi ancora.
Infatti il Gran Medico (Vaidyanâtha) ha prescritto il Mantra di Ādyāśakti per gli invasati ed il Pańca-makāra come fortificante per una Sādhanā appropriata alla cura della malattia dell'Esistenza (Bhavaroga) dei Jiva peccaminosi di questo oscuro Kali Yuga, e come un mezzo con cui loro possono raggiungere lo stato supremo della piena beatitudine eterna, imperitura ed immortale. Tutti i medici prescrivono l'uso di vino, pesce e carne in quantità misurate per l'acquisizione di forza in pazienti che sono deboli ed hanno una bassa vitalità. Sotto questo aspetto la scienza medica non merita di essere odiata. Similmente il Tantra-Śāstra non merita di essere biasimato perchè prescrivere il Pańca-makāra per la Liberazione del Jiva che patisce la malattia dell'esistenza mondana. Śiva non ha detto in nessun luogo che i Sādhaka di Śakti dovrebbero sempre bere vino, sempre macellare animali e mangiare la loro carne e sempre godere delle donne, e che così loro raggiungeranno la Liberazione.
Al contrario, Lui ha consigliato varie volte di controllare gli eccessi in questo campo, anzi ha posto particolari restrzioni alla liceità di questi atti per gli adoratori di Īśvara. Ĕ la condotta degradata di un grande numero di Paśu che finge di essere Sādhaka la causa dell'antipatia pubblica, e dell'odio per il Tantra-Śāstra.
Nel Mahānirvāŋa-Tantra Śrī Sadāśiva dice "Il vino è Tara la Salvatrice in forma liquida (Dravamayī). Salva i Jiva e distrugge pericoli e malattie, accorda Godimento e Liberazione. Lo stesso vino se bevuto senza moderazione (Vidhi), distrugge l'intelligenza, la reputazione, la ricchezza e la vita degli uomini. Anche un Kaula che ha ricevuto Abhişeka cento volte sarà ritenuto un Paśu senza ombra di Kuladharma se si è assuefatto al bere eccessivo." Nel Kulārava, Śiva dice, 'Oh Mia Adorata, colui che uccide animali per il proprio piacere in violazione alle regole alimentari (Avidhānena) indulgerà in un Inferno terribile tanti giorni quanti peli ci sono sul corpo dell'animale." Queste espressioni di Śiva mostrano chiaramente che Lui non ha in nessun luogo ordinato l'uso libero del Pañca-makâra alle persone in generale. Lui ha ordinato i Virācāra o i Kulācāra solamente per i Sādhaka sul percorso di Nivŗtti che desiderano ardentemente la Liberazione. Questi Sādhaka, sono liberi dalla dualità (Nirvikalpa) e desiderano vedere l'aspetto Saccidānanda di Mahādevī, Śiva ha prescritto il Pañca-makâra per aiutarli nel rendersi conto dell'aspetto di Ānanda. Come succede ad un uomo che non conosce la dolcezza dello zucchero o del miele quando li assapora per la prima volta, così al Sādhaka è fatta assaggiare in modo fugace (Vīşaya) la beatitudine (Ānanda) con il Pańca-makāra così che, durante questo rito può controllare i suoi sei nemici, e può avere una nozione della beatitudine eterna del Brahman (Brahmānanda): Il gusto momentaneo della beatitudine eterna fa il Sādhaka che desidera la Liberazione ansioso ed industrioso di guadagnarsela. Dopo il conseguimento della beatitudine naturale del Brahman (Sahaja) nessun Sādhaka desidera più ardentemente i cinque Makāra e gradualmente si dedicata al Divyācāra. Un Sādhaka dovrebbe prende il vino in un modo preciso, dopo una purificazione che indebolisce l'attenzione dei suoi sensi e della mente o senso interno e che lo calma in modo che è ben pronto per il Sūkşma-Dhyāna. Per questa ragione il vino è stato chiamato causa (Kāraŋa).

Nel Kulārava-Tantra, Shiva dice, "Ānanda è il Sé (Rūpa) del brahman ed esiste in ogni corpo (Anandamayakoşa). Il vino è il suo rivelatore ed è bevuto dagli Yoghi attuali. Vino e carne sono prese con Brahmajñâna per la soddisfazione di ogni Deva, e chiunque partecipa di loro per la propria gratificazione è un peccatore." Così i Sādhaka fanno Sādhanā con il Pańca-makāra per la soddisfazione delle Devatā che adorano e per lo sviluppo di Brahmajńāna nei loro cuori; ma chiunque li prenda soltanto per il suo proprio piacere è condannato ad un inferno terribile come un grande peccatore. Śiva ha detto anche nel Kulārŋava, "Si può andare in cielo con le stese cose che possono condurre un altro all'Inferno." Il quinto Makāra, ovvero, il rapporto sessuale, è la radice e la causa della creazione del mondo dei Jiva (Viventi). Tutti i Jiva, che siano Devatā, uomini, bestie, uccelli, pesci, insetti o mosche sono prodotti dall'unione sessuale dei loro rispettivi genitori. In questo mondo ogni maschio è un aspetto individualizzato (Vyaştîbhûta) di Shiva.
L'Ādipuruşa, e il Caŋdī dicono: "tutte le donne in tutti i mondi son parte di Mahāśakti."
Dice il Kūrma-Purāŋa, "Mahādevī è Una, ed è presente in molte parti o frazioni (Anekavibhāgasthā), ma oltre Māyā è assolutamente pura, Mahāmāyā, Iśvarī eterna e senza macchia (Nirańjana), antica, coscienza (Cinmayî), il primo Puruşa (Ādipuruşa) di ogni Puruşa." dice Il Gandharva-Tantra, 'La forma del maschio (Puмso rūpam) la forma della femmina, ed ogni altra buona forma, tutto questa è indubbiamente la Sua forma suprema (Paramam rūpam)." L'unico Brahman, divenendo duplice, sembra Śiva e Śakti, e quell'aspetto in cui c'è l'unione di Śiva e Śakti è il vero aspetto di Saccidānanda Brahman. È da questo aspetto di Unione Beata (Ānandamaya) che il mondo è creato, e per questa ragione gli uomini e tutte le altre creature cercano la felicità. La Beatitudine del potere riproduttivo si manifesta nei corpi dei maschi e delle femmine solamente durante l'unione sessuale. A questo punto agli uomini ignoranti rimane solamente l'intenzione di gratificare la loro passione, ma i Sādhaka, che possiedono la conoscenza di Kula, meditano sull'Unione Beata (Yogānanda) e sulla forma (Mūrti) di Śiva e Śakti presente nei cuori maschili e femminili, richiamando alla mente il significato (Artha) del Mantra della loro Iştadevatâ e fanno Japa con questo.
Nel Kālīkulasarvasva, Śrī Sadāśiva dice, "facendo Japa del Mantra e con l'adorazione di Bhagavatī, la consorte di Śiva, durante l'unione sessuale un uomo diviene, come Śuka, libero da tutti i peccati." In un altro punto Lui dice, "La consorte di Śiva dovrebbe essere adorata divenentando Śiva." La vera Śakti-sādhanā consiste nel considerare tutte le ragazze e le donne, vecchie e giovani e di tutte le caste, come forme visibili della propria Iştadevatā e (secondo i propri mezzi) adorandole con vestiti, ornamenti o altro; o inchinandosi a loro come madri con l'Iştamantra in mente e senza trattarle mai con negligenza o disprezzo in nessuna circostanza. Nel Kaulāvalī-Tantra, Śiva dice, Uno dovrebbe inchinarsi quando vede una giovane di famiglia Kaula. Uno dovrebbe inchinarsi davanti qualsiasi femmina, sia lei una giovane donna, o dalla gioventù appena sbocciata, o vecchia, sia lei bella o brutta, buona, o cattiva. Non si dovrebbe mai ingannare, o parlare male, o far del male ad una donna ed uno non dovrebbe colpirla mai. Tutti questi atti impediscono il conseguimento di Siddhi."Al giorno d'oggi un uso misurato di vino, carne ed il resto (pesce e grano) ed un rispetto completo per la donna come per una Devatā sono particolarmente osservati nella società civilizzata dell'Ovest. Soddisfatta di questo, Mahādevī che è la Regina delle Regine ha accordato alle persone dell'Ovest la luce della scienza e la sovranità sul mondo intero. Śrīmat Ādinātha Mahākāla ha, nel 'Karpūrādi Stotra dscritto lo Svarūpa-Stotra, spiegandone brevemente Mantra, Yantra, Dhyāna e Sādhanā di Śrīmatī Dakşiŋa-Kālikā che è Parabrahman (Parabrahmarūpiŋī). Questo Tattva Supremo è difficile da raggiungere anche da quegli Īśvara come Brahmā, Vişŋu e Rudra. Dice Mahākāla Stessa, "né Dhātā né Īśa né Hari conosce Quel Tattva Supremo."

Comunque, in concordanza con gli insegnamenti del mio Paramaguru, Mahāmahopādhyāya ed in più con il venerabile Rāmānanda Svāmī Siddhāntapańcānana, la gemma sul capo dei Tāntra, ora raccolta ai piedi di Śiva, io scrivo questo commento Svarūpa sotto il nome di 'Vimalānandadāyinī', di questo Karpūrādi Stotra, in armonia con le prospettive dei Tantra e degli altri Śāstra.


PREGHIERA
AI PIEDI DI
ŚRĪ ŚRĪ KĀLIKĀ
Mahā-Devī è chiamata Kālikā, perché è senza inizio o fine,
immaginiamo che il suo Corpo sia blu, perché pervade il Mondo, come il cielo blu.
Lei è Cidghanā Sattvaguŋamayī, che immaginiamo nera,
ma Lei è senza colore, perché superiore ai coloranti Guŋa.
I suoi capelli sono arruffati (Muktakeśī), perché sebbene sia immutabile,
lega infiniti Jiva con i vincoli di Māyā, simboleggiati dai Suoi capelli arruffati.
Lei rende liberi (Mukta) Brahmā, Vişŋu e Maheśvara, che sono Keśa.
La immaginiamo con tre occhi, Sole, Luna e Fuoco,Perché come Virad,
testimone del passato del mondo, del presente e del futuro, Lei vede tutto.
La dipingiamo come se portasse i corpi morti di due ragazzi come ornamento per le orecchie,
perché com'è detto negli Āgama e Nigama
il fanciullesco ed imperturbato (Nirvikāra) Sādhaka Le è molto caro.
Essendo la sola Creatrice, Preservatrice e Distrutrice di milioni infiniti di Mondi,
ha sul Suo Corpo il marchio della Yoni che significa creazione;
i seni alti e pieni, che denotano conservazione;
il suo viso è terribile simbolo della distruzione di tutte le cose.
Si dice che abbia grandi denti, e la lingua penzoloni.
Tiene nella Sua mano una tazza ricavata da un cranio umano,
Cinmayī Mahādevī beve il vino dell'illusione che sorge dal Tamas Guŋa del Suo Sādhaka,
coi mezzi del rajoguŋa di Sattva-pradhāna,
La si dipinge adorna d'una ghirlanda di teste mozzate, perché Lei è lo Śabdabrahman
(Śabdabrahmarūpiŋī)
e le teste sono le cinquanta lettere.
Le sue mani destre: la superiore e la più bassa mostrano l'Abhaya ed il Vara Mudrā,
Perché Lei distrugge i pericoli, e concede i desideri agli Sakāma-Sādhakā.
La mano sinistra superiore è dipinta come se maneggiasse una spada,
Perché spezza i vincoli dell'illusione per il Nikâma-Sâdhaka
La sua mano sinistra più bassa, si dica che tenga una testa umana,
perché Lei l'accorda Tattvajñâna.
Ĕ stata chiamata Digambarī (vestita di spazio, perché essendo il brahman (Brahmarūpiŋī)
Lei è libera dai vincoli di Māyā ed indifferente (Nirvikāra).
La dipingono come se portasse una cintura di mani umane:
le mani sono il principale strumento del lavoro(Karma).
Alla chiusura di un Kalpa tutti i Jīva con i loro Karma sono fusi nell'Avidyā Śakti di Mahāmāyā,
che è detta eretta sul petto del cadavere di Śiva, perché lo Stato Supremo (Paramapada)
e Svarūpāvasthā o Mahādevī (una con Śiva) è Nirguŋa ed immutabile (Nirvikāra),
Così è vista nel Viparīta-maithuna con Mahākāla.
Perché all'inizio di un Kalpa Lei non è mai felice (Nityānandamayī),
ma essendo unita a Śiva, trova piacere nel lavoro della creazione,
che effettua portando l'immutabile Paraśiva, sotto il Suo dominio (Vaśībhūta).
Si dice che viva nell'ara crematoria,perché quando, alla fine di un Kalpa
tutte le cose nell'universo da Brahmā ad un filo di erba sono dissolte in Mahākāla,
Lei è cosa sola con quel Mahākāla, paragonato all'ara crematoria
e perchè alla morte dei Jīva esiste come il Jīvātmā individuale (Vyaşti) nella terra che arde.
Il suo Yantra per l'adorazione è composto da un cerchio che simboleggia Māyā,
e da un loto con otto petali che denota le otto parti di Prakŗti,
tre Pentagoni che rappresentano i quindici Avayava
e da un Bindu che denota Śiva-Śakti
Perché Lei, come Paramātmā,esiste nei corpi grossolani e sottili
costituiti dai tre Guŋa e dai ventiquattro Tattva,
Il suo Bīja 'Krīm', Regina di tutti i Mantra, è puro Sattva Guŋa,
è coscienza (Caitanyamayī), e accorda Godimento e Liberazione,
Lei è adorata come Dakşiŋâ perché solo Lei accorda il pieno frutto
di tutte le forme di Upāsanā e Yajńa.
Lei, questa Mahādevī che è Saccidānandarūpiŋī ed il perdono stesso perdona tutte le offese
che ho commesso nel chiarire questo il Suo Inno.
Śaмbhu con le Sue cinque bocche non è capace di riferire le Sue qualità.
Perdoni tutta la mia puerilità. Sia fausta e protegga la mia vita,
protegga la mia reputazione mia moglie, i figli e la salute.
Ed alla morte mi accordi la Liberazione.
O Madre del Mondo, a te m'inchino.
ŚRÎ VIMALĀNANDA-ŚVĀMĪ

INNO A KĀLĪ
(KARPŪRĀDI-STOTRA)


VERSO 1

O Madre, e Sposa del Conquistatore delle tre città, quelli che recitano tre volte il Tuo Bīja, formato togliendo da Karpūra, le ultime consonanti, quelle medie e le vocali, con l'aggiunta di Vāmākī e Bindu, il loro discorso, sia in poesia che in prosa, è quello degli uomini che hanno raggiunto tutti i poteri, emesso con sicurezza e facilmente dal cavo della loro bocca,
O Tu chi sei bella, con la bellezza di una nube di pioggia scura.
COMMENTO (SENSO INTERNO)
inchinandomi rispettoso ai bei piedi di Svāmī Ramānanda, io scrivo questo Svarūpa-vyākyā, chiamato Garante della Beatitudine Pura. (Vimalānandadāyini).
'Oh Madre' (Mātah)
La radice Mā = misurare a cui è aggiunto il suffisso tŗch = Mātŗ: ovvero, Colei che misura e concede: Colei che accorda godimento e Liberazione accordando, nel momento in cui il Sādhaka domina i desideri, la libertà dai desideri.

"Sposa del Conquistatore delle tre città"
Le tre città sono i tre corpi, grossolano, sottile, causale. Lei è la Śakti di Colui che accorda la Liberazione da questi corpi. Nel momento in cui il possessore del Potere (Śaktimān) ed il Suo Potere (Śakti) sono una stessa cosa, è Lei che concede tale Liberazione.
Dice la Kaivalya-Upanişad, "Dall'Ātmā, radice e beatitudine, simile ad un testimone di tutto ciò che accade all'interno delle tre città, è nato il mondo moltiplice e vario ed in Lui queste tre città si uniscono."

"Loro che recitano"
Chi medita sul medesimo, unito all'Ātmā del Sādhaka. Dice la Kālikā-Śruti: "Si dovrebbe sempre pensare ad Ātmā come a Kālī. Quelli che lo fanno, raggiungono il Puruşārtha quadruplice sia che lo desiderino direttamente o no." Il Todala-Tantra (Ch. vi) dice, "Oh Devī, K accorda Dharma, R accorda Kama, I accorda Artha e M accorda Mokşa. Oh Adorata, il japa di questi suoni combinati dà Nirvŋāna Mokşa."

"Questo (Etat)"
Tu Sattva saccidānanda aspetto denotato dal Bīja "Krīм."

"Triplo (Trihkritang)"
Questo è l'aspetto triplice: Sāttviko, Rājasiko, Tāmasiko.

'Bīja'
Denota l'aspetto in cui Tu sei la Causa o il Mondo. Anche se, come Saccidānandarūpiŋī Tu sei Nirguŋa, libera dalla Māyā che caratterizza il Karma dei Jīva e di Kāla, Tu diventi il seme della creazione del mondo, nel tempo in cui i Jīva devono godere i frutti del loro Karma. Nella Devīgītā, Devī dice: "Allora io che sono Ātmā, Cit Parabrahman chiamata "l'Unica" assumo l'aspetto di Bīja (seme) attraverso l'unione con la Mia stessa Śakti. Il corpo causale del quale io ho parlato prima è Avyakta nel quale il mondo esiste come un seme (Bīja) dal quale è emesso il corpo sottile."

'Karpūram'
Saguŋa-brahman, il Kalpaka o colui che foggia il Mondo.

"Omettendo da"
Omettendo da Mūlaprakŗti, composta da Sattva, Rajas, e Tamas Guŋa, il Rajas Guŋa medio che è Ū ed il Tamas Guŋa finale che è M. Così è composto solo da Sattvaguŋa. Dice il Jñânasakalinî-Tantra, 'A è Sāttvika, U è Rājasa, M è Tāmasica. Prakŗti è tutt e tre.'

'Aggiungendo'
Il potere di dare Nirvāŋa Mokşa e con Māyā di accordare i desideri dei Sādhaka; ed in ciò il Sattvaguŋa puro predomina. Dice il Tantra Kalpadruma: 'K spiega il suo splendore è il Citkalā, Jńāna.
"Associata con la lettera ardente (R) Lei è di lieto auspicio e piena di ogni Tejas. Come "I" Lei accorda i desideri dei Sādhaka. Come Bindu Lei accorda Kaivalya.'

'La bellezza di nubi scure
Tu dovresti essere meditata come se fossi di colore scuro (Nīla) perché Tu sei Cidākāśa e dai possesso del Tejas Śuddhasattvaguŋa compatto. Nel Nirvāna Prakaraŋa di Yogavāśişţa è detto: "Poichè Śivā è Vyoma Lei è considerata nera." Il Tripurāsārasamuccaya dice: "Essendo la Liberazione, Lei che è raggiunta dalla devozione (Bhakti) dovrebbe essere meditata su come se fosse il cielo stesso libero dalle nubi."


verso 2
O MAHEŚI, se uno di mente povera dovesse in qualunque momento recitare, ma tutto in una volta, un altro Tuo Bīja di aspetto duplice, composto da Īśāna, e Vāmaśravaŋa, e Bindu; allora Tu, che hai grandi e formidabili anelli a forma di freccia, alle orecchie e che reggi sul capo la mezzaluna, fai diventare quel tale del tutto potente, da poter conquistare anche il Dio del Discorso e l'elargitore di Ricchezze, ed incantare innumerevoli giovani donne dagli occhi come fiori di loto.

COMMENTO

'Maheśi'
Signora dell'immenso Potere di creare, preservare e trasformare.

"in qualunque momento" (Kadācit)
Durgārāma-Siddhāntavāgīśa è dell'opinione che usando Kadāchit si è voluto precisare che, diversamente dagli altri Karma religiosi che possono essere fatti solamente in un stato di purezza (Śuci), lo Japa del Mantra di Kālī può essere fatto in qualunque momento sia se uno si trovi o meno in uno stato di purezza (Śaucāśauca-kāla). Specificando che non si dovrebbe rinunciare all'adorazione nemmeno se ci sono nascite o morti in casa. Dice il Tantra-Śāstra che bisognrebbe fare Japa del Mantra, sia che ci si trovi in stato di purezza che non, e camminando, stando in piedi o dormendo.

''Reciti'' (Japati)
Mediti su.

''Di aspetto duplice'' (Dvandvam)
Avendo l'aspetto duplice di Śiva-Śakti. Il Tantra-Śāstra parla del Re dei Mantra che è generato dall'unione di Śiva e Śakti

''Un altro Bīja'' (Bījamanyat)
Il Tuo aspetto causale (Kāraŋa) che è il Bīja Hūм. Nello Yāmala è detto, ''è col Śabdabīja duplice (quale è Hūм) che Lei sveglia la massa di Śabda.''

''Īśāna''
È Īśvara. Dice la Kathopanişad, 'Puruşa ha la taglia di un pollice soltanto. Lui è come un fuoco senza fumo, l'Ishāna di quello che è stato e sarà. Lui è ''fino ad oggi (to-day)'' e Lui è ''da-domani (to-morrow)''. Questo è Così.

' Indu è l'immortalità. Vāmaśravaŋa è il potere di accordare la parola e di attirare forme (Rūpa). Dice il Tantrābhidāna, ''Ū è Bhairava, sottile Sarasvatī. . . attrae le forme.''

Che accorda la liberazione nel Nirvāŋa. Dice il Mahānirvāa-Tantra, 'La fronte di Lei chi è Nityā, Kālarūpā, Arūpā e Śiva Stesso è marcata con la luna simbolo dell'immortalità.'

'Tu che porti la mezzaluna' (Chandrārddhacūde) 'Orecchini'

I cui orecchini (oggetti molto cari) sono formati da due Sādhaka che sono come Maheśvara e semplici come ragazzi; quei Sādhaka che sono semplici come bambini hanno la vera conoscenza e Le sono cari. Nel Vivekacūdāmaŋi è detto,

''Proprio come un bambino che gioca coi giocattoli

senza pensare alla fame e a tutte le altre pene così l'uomo saggio gioca felice, slegato ed altruista.'' Un tale Sādhaka raggiunge tutte le forme di conoscenza e di ricchezza e può incantare il mondo intero.

(Mahāghorabālāvataмse)

Ĕ data comunque un'altra interpretazione da Durgārāma-Siddhāntavāgīśa Mahāghorābalāvataмse che è quella di orecchini formati da frecce spaventose (Bāna).


VERSO 3
O KĀLIKĀ, O Kālikā, di lieto auspicio con i capelli arruffati, ed agli angoli della bocca due rivoli di sangue,che sgocciolano quelli che recitano un altro Tuo Bīja raddoppiato composto di Īśa, Vaiśvānara, Vāmanetra, ed i Bindu lucenti, distruggono tutti i loro nemici, e portano i tre mondi sotto la loro soggezione.

COMMENTO

'Kālikā'
Ka è Brahmā, A è Ananta, La è l'Ātmā dell'universo, I è sottile, Ka è Brahmā, A è Ananta. (Tantrābhidāna). Così si dice che Mahādevī sia il sottile, senza inizio e senza fine, Ātmā dell'universo. ''Tu che sei il brahman senza inizio o fine.'' Nell'Asitāstotra nell'Adbhutarāmāyaŋa Śrī Rama dice, ''m'inchino a quel Tuo aspetto che è Puruşa senza inizio o fine, il non manifesto superiore Kūtastha (al Tuo aspetto) come Prakŗti, l'Ātmā dell'universo che appare in molteplici e differenti forme.' [Durgārāma-Siddhāntavāgīśa deduce la parola Kālikā come segue:—Lui che dissolve (Kalayati) il mondo è (Kāla o Śiva). E Lei che splende (Dīvyati) che crea (Krīdati) con Lui è Kālika. Kāla + ikan + ā = Kālikā.]

'Con capelli arruffati' (Vigalitacikure)
Quello è uno che è libero da ogni Vikāra come la passione per sistemarsi i capelli o altro.

'Ruscelli di sangue' (Asradhūrā)
Questo sangue indica (il rosso) Rajas Guŋa. Mahādevī è senza perchè Lei è Śuddha-sattva-guŋa.

'Reciti' (Japati)
Mediti.

Di aspetto duplice (Dvandvaм)
Il Bījā Hrīм è Śiva e Śakti. Nel Devīgītā Mahādevī dice: "H è il corpo grossolano, R il corpo sottile, I è il corpo causale. Io sono Hrīм il Turīya."

'Īśa'
Che è l'aspetto del Bīja sottile.

'Vaiŝvânara'
Che è pieno di Tejas.

'Vāmanetra'
Ovvero, con Māyā che consiste di puro Sattva-Guŋa.

'Indu'

Questa è, la Śakti che dà l'immortalità.

Le tre sillabe di Dakşiŋâ

Dakşiŋe è Dakşiŋâ al vocativo, costei è l'aspetto di Saccidānanda che accorda Kaivalya come è indicato dal Mantra di tre sillabe. Dice il Nirvāŋa-Tantra,'il figlio del Sole (la Morte) è situato al sud (Dakşiŋa). Il nome di Kālī lo fa fuggire in tutte le direzioni con paura. Per questo Lei è chiamata Dakşiŋa nei tre mondi.'

Nel Kāmākhyā-Tantra: "proprio come un guardiano (Dakşīŋa), dato alla fine di un rito, è causa efficace per la Liberazione, così questa Devī accorda il frutto di ogni Karma, per questo è stata chiamata Dakşiŋa-Kālī." Lo stesso Tantra dice anche: "Puruşa è sulla destra (Dakşiŋa) e Śakti sulla sinistra. La sinistra conquista la destra e concede la grande Liberazione. Da adesso Lei è chiamata Dakşiŋakâlî nei tre mondi".

[Durgārāma costruisce queste parole come segue: --Dakşiŋe tryakşare ati (by Saмdhi tryakşare'ti) that is Dakşiŋe ati tryakşare.- Come Upasarga può spostare la loro posizione 'ati' è stato messo nel verso dopo Tryakshare. Atitryakshare è il vocativo di Atitryakşarâ. Atitryakşarā intende Atikrāntah (Adhahkŗtah o messo sotto) Tryakşarah (Śiva) yayā (da chi) Lei: ovvero, Lei che ha messo Śiva sotto Se Stessa. Il tutto significa 'Oh Dakşiŋa che stai su Śiva.' Tryakşara significa letteralmente le tre lettere del Praŋava (oм - auм) ed è usato come sinonimo di Śiva. Il Mahiмnastotra (si veda 'la Grandezza di Śiva di A. Avalon) chiama Śiva "oм" ed un altro Stotra lo chiama Tryakşaramaya.

Dice poi lo stesso commentatore che c'è una lettura diversa per Daksşiŋe tryakşareti, vale a dire Dakşiŋe Kāliketi che lui spiega in due modi


  1. Dakşiŋe Kālike'ti = Dakşiŋe Kālike ati = Dakşiŋe atikālike. L'ultima parola è il vocativo d'Atikālikā che intende Atikrāntā (Sadśīkritā, fatto simile a) Kālikā (Meghajālaм; un banco di nubi) yayā (da cui) Lei che è, Lei che sembra un banco di nubi. Il tutto significa: 'Oh Dakşiŋâ che hai l'aspetto di un banco di nubi.

  2. Dakşiŋe Kāliketi = Dakşiŋe Kālike iti = che significa "Oh Dakşiŋā Kālikā". La parola 'iti' è Svarūpārthaka che è indica semplicemente che ci si rivolge a Lei come a Dakşiŋā Kālikā. Esempi d'elisione di 'I' dopo 'E' nel Saмdhi sono Śakuntaleti e Meghajāle'pi Kāliketi.]

VERSO 4
DISTRUTTRICE sei dei peccati in tutti e tre i mondi, o Kālikā di lieto auspicio.
Seduta sul Tuo loto con la mano sinistra superiore, reggi una spada.
la mano sinistra più bassa regge una testa troncata;
Tu mostri, con la mano destra più in alto, il gesto che disperde la paura,
e con la mano destra più bassa, accordi vantaggi;
O Madre, quelli che recitano il Tuo nome, con la bocca aperta,
meditando sulla grandezza del Tuo mantra,
mettono gli otto grandi poteridi colui che ha il Terzo occhio nel palmo delle loro mani.

COMMENTO
'La spada' (Kŗpâŋam)
La spada è conoscenza (Jñâna) con cui, il Sādhaka che desidera la liberazione, tronca i vincoli dell'ignoranza. Si veda il Śivadharmottara.
"testa troncata (Chinna-muŋdaм)
La testa umana è il posto di Tattvajñâŋa libera da legami.
'Espressione terribile' (Prakatita-radane)
I suoi denti bianchi indicano il morso di Sattva-Guŋa che manifesta se stesso col bianco, il rosso della lingua penzoloni indica il Rajas Guŋa soppresso con Tamas, da Sattva.
'I mantrā preziosi (Manu-vi-bhavaм)
I tre 'Krīм' Bīja rappresentano l'aspetto Cidghana di Devī, i due Hūm Bīja l'aspetto Sattva-Guŋa ed i due 'Hrīm' Bīja l'aspetto Rajah-pradhāna-sattva-Guŋa.
[Durgārāma-Siddhāntavāgīśa spiega questo passo nei diversi modi seguenti:


  1. Manuvibhava = Vibhava o Saмpatti (possesso prezioso) dei Manu o dei Mantra. Questo possesso prezioso è il nome nel caso vocativo 'Dakşiŋe Kālike'. Il significato del passaggio è che quelli che Ti invocano chiamano Dakşiŋe Kālike che è il'possesso prezioso' dei Mantra e meditando su questo Tuo aspetto ottengono i Poteri e così via.

  2. Manuvibhava è il Vibhava di Manu che sono le sillabe dei ventidue Mantra di Kālī. Questo possesso è il nome Dakşiŋā Kālikā.

  3. Manuvibhava = Manu (Mantra) vibhava (Ghataka) il Mantra è il generatore del corpo di colei (il corpo della Devī). I corpi delle Devatā sono prodotti dai loro Mantra. Il passaggio vuole dire così che, coloro che T'invocano recitando il Mantra, e chiamando Dakşiŋā Kālikā e meditando su questo Tuo aspetto generato dal Mantra possiedono le virtù menzionate sopra.]
Si veda l'ultimo Verso.

Kālikā (Kālike) Colui che ha tre occhi (Tryaмbaka) '
[Lo stesso commentatore (Durgārāma) offre tre chiarimenti del termine Tryaмbaka usato come sinonimo di Śiva

  1. colui che ha tre Aмbaka od occhi è Tryaмbaka,

  2. colui che ha tre Madri o Aмbâs è Tryaмbaka. Dice il Kālikāpurāŋa: 'Poichè Hara è nato da tre Madri è noto, anche fra Devas con il titolo di Tryaмbaka'.

  3. dice il Todala-Tantra 'Vidyā Bhuvaneśvarī è in Cielo, Terra, e nel mondo Inferiore (Pātāla). Colui che si delizia in Devī come triplice nei tre luoghi è stato chiamato Tryaмbaka. Lui è con Śakti ed è adorato in ogni Tantras.']

VERSO 5
O Madre,

chiunque reciti per tre volte il Tuo Bīja affascinante,composto dalla prima di tutte le lettere
seguita da Vahni e da Rati ed abbellito con Vidhu,e poi continui con il Kürca Bīja due volte,
e di seguito, Signora del sorriso, aggiunga il Lajjā Bīja due volte,seguito dai due Thas
costoro, O Sposa di Colui che annientò il Deva del Desiderio,
sono quelli che contemplano la Tua vera forma, diventano essi stessi il Deva dell'Amore
i cui occhi sono belli come i petali del loto che Lakşmî tiene nel Suo ballo allegro.
COMMENTO
'Chiunque' (Ye, ye)
Anche il peggior peccatore. Dice il Kālīkularahasya, 'Chiunque ricordi Durgā con o senza devozione è liberato dalla cattiveria e raggiunge il fine supremo.'
'Reciti' (Japanti)
Mediti su, (faccia Japa).
'il Tuo Bīja
[Durgārāma Siddhāntavāgīśa lo chiama il Bīja di nove sillabe.].
la prima lettera (Vargādyaм)
L'aspetto della Coscienza (Cinmayarūpa) come inizio della creazione.
Seguita da Vahni (Vahni-sasthaм)
Simbolo del Tejas.
'Associato ' (Vidhu-rati-lalitaм)[associato a Rati]
Che rinfresca ed è bella.
'Tre volte' (Trayaм)
'Questi sono i tre aspetti Sattva, Rajas, Tamas.
'Kürca'
È lo Śabdabrahman.
'Lajjā'
È il brahman associato a Māyā.
Due Thas'
Ĕ Svāhā Śakti, la rivelatrice del Fuoco.
'Faccia sorridente' (Smitamukhi) [şignora del sorriso]
Perché Lei è felice sempre.
'Sposa del Distruttore (Smara-hara-mahile)
La Śakti di Śiva, il distruttore del Desiderio passionale; Lei rimuove la concupiscenza, la rabbia e tutte le passioni dei Suoi Sādhaka.
La Tua vera forma' (Śvarūpaм)
Che (in essenza) non è distinta da quella dello Jīvātmā. Śvarūpa è spiegato qui come 'Rūpa di Śva' che è Ātmā ed intende l'Unicità di Paramātmā e Jīvātmā. Dice la Kālikā-Śruti, Si dovrebbe pensare sempre ad Ātmā come a Kālī. Dice lo Kālīkulasarvasva, 'colui che adora la sposa di Śiva pensando che il suo Ātmā sia l'Ātmā di Kālikā e mediti su Śiva come al Guru è Sadāśiva Stesso.' dice lo Yoginī-Tantra, 'colui che pensa, anche solo per un momento, "io sono il brahman" a lui Devī dà frutti senza fine. Si dovrebbe sempre pensare al proprio corpo, come al corpo dell'Iştadevatā. E così il mondo intero dovrebbe essere considerato come il corpo di Kalī.'
[Durgārāma spiega Svarūpa nei modi seguenti:


  • La vera forma è quell'indicata nei versi precedenti o seguenti.

  • è quello del Mantra di nove sillabe.

  • è quell'indicato dalle lettere che compongono il Mantra. Per esempio il Varadā-Tantra dice che in 'Krīм',
  • K è Kālī,
  • R è Brahmā,
  • Î è Mahāmāyā,
  • Nāda è la Matrice dell'universo e
  • Bindu è Colui che distrugge il Dolor
In 'Hūм,


  • H è Śiva,

  • Ū è Bhairava,

  • Nāda intende il Supremo e

  • Bindu è Colui che affranca dal Dolore.

In Hrī,


  • H è Śiva,

  • R è Prakŗti,

  • Î è Mahāmāyā,

  • Nāda la Creatrice dell'Universo e

  • Bindu è Colui che affranca dal Dolore.

La contemplazione dei Mantra costituiti da queste lettere rivela la loro Caitanya. Lo Japa del Mantra senza sapere la sua Caitanya è inutile.

'diventano' (Kāmarūpā bhavanti)
acquisiscono il potere di prendere qualsiasi forma desiderino e di incantare il mondo intero con la loro bellezza.



VERSO 6

O DEVĪ dai seni pieni,

il tuo collo è ornato da una ghirlanda di crani.

Quelli che meditando fanno japa con uno o due o tre

dei Tuoi molto segreti ed insieme eccellenti Bīja

e con questi
Ti invocano,

hanno nel volto la Devī del Discorso

come luna mai più vagabonda,

e dal loro loto, gli occhi di Kamalâsempre li cercano

COMMENTO

'Devī'

Ciò che si manifesta da se stesso.

'seni pieni' (Pīnastanādhyā)

Pieni di latte,il cibo col quale Lei nutre il mondo e la bevanda dell'immortalità con cui Lei libera i Suoi Sādhaka.

'Il Tuo collo' (Muda-sragatiœaya-lasat-kaiṭ)

Lei è lo Śabdabrahman che si compone di 50 Lettere. Dice il Niruttara-Tantra, 'Lei è ornata con una ghirlanda di teste che rappresentano le 50 lettere.' Dice il Kāmadhenu-Tantra, 'Nella Mia gola c'è il Bīja meraviglioso di 50 lettere.' E ancora "io adoro la Madre, la fonte dell'universo, lo stesso Śabdabrahman felice." dice Viśvasāra, "Il brahman felice è ornato con lo Śabdabrahman e, nell'interno del corpo, è rappresentato da tutti i Mantra.

'Bīja'

Mūrti (apparenza) nell'aspetto individuale come Prājńa, Taijasa, e Viśva e nell'universale come Īśa, Sūtra e Virād. Dice il Devīgītā 'la causa stessa è Prājńa, il corpo sottile è Taijasa ed il corpo lordo è Viśva.' Similmente si parla di Īśa come di Īśa, Sūtra e Virād. Il primo è l'aspetto individuale (Vyaşti) [microcosmo]ed il secondo l'aspetto universale(Samaşti)[macrocosmo].

Occhi (Netra)

Essere visti da questi occhi dona ricchezza. Nel Bhairava Tantra si afferma che Kamalā e la Devī del discorso non abbandonano i loro protetti per tre generazioni.





















VERSO 7

Madre,anche un individuo ottuso diventa poeta

meditando su di Te abbigliata con lo spazio.

Chi medita sui tre occhi,

della Creatrice dei tre mondi

che ha la vita addobbata da una cintura

fatta con numerose braccia di uomini morti,

chi medita su colei che balla sul seno di un cadavere,

come Tu fai, nell'ara crematoria,

costui gode di Mahākāla.



COMMENTO



'L'individuo ottuso' (Jadacetāh)

Uno la cui mente è tormentata con la passione per il mondo.

'Un poeta' (Kavīh)

Un grande Jñânî.

'Medita' (Dhyāyan)

Chi nella visione mentale vede Te che sei Saccidânandarûpiŋî.

'Dai cui lombi (Bāhuprakaraktakāńcīparilasannitabām)

Alla fine di ogni Kalpa tutti i Jīva abbandonano i loro corpi grossolani, ed esistono nei corpi sottili ai quali appartengono i loro rispettivi Karma. Il Karma è una forma particolare dell'Avidyā (non-conoscenza) che è nel corpo causale di Brahmarūpiŋī se la si considera associata con i Suoi stessi Gūŋā (Svaguŋa). I Jiva continueranno a sussistere con i loro Karma fino a quando saranno liberati in un qualche tempo futuro dopo l'inizio del Kalpa successivo. La cintura che adorna i lombi, la parte più bassa della pancia e l'organo genitale di Mahādevī virādrūpiŋī, capace di procreare figli è foggiata con le braccia e le mani dei Jīva morti, perchè queste braccia e mani erano gli strumenti principali per il lavoro (Karma). Dice il Śāktānandataragiī, 'Con il Karma il Jīva nasce, con il Karma muore, e nel prossimo corpo quel Karma è di nuovo legato a lui.' dice la Devīgītā: 'In Lei alla fine i Jīva ed i loro Karma sono riuniti come una massa indifferenziata, proprio come quando furono creati (Vyavahārā) uniti in un sonno senza sogni (Suşupti).' Ancora Devī dice, 'Sono Io che creo il mondo intero e che da dentro lo sostengo con il Prāŋa, Māyā, Karma ed il resto.'

'Rivestita con lo spazio' (Digvastrām)

Rivestire è l'opera di Māyā. Devi non è alterata da Māyā perchè le è al di sopra.

'Tre occhi' (Triayanâm)

Devi ha la conoscenza delle tre divisioni del tempo, passato, presente e futuro.

'Creatrice' (Vidhātrī)

Lei che all'inizio di un nuovo Kalpa dà nascita e godimento ai Jīva secondo il loro rispettivo Saмcita Karma.

'Sul seno di un cadavere' (Śavahîdi)

Il cadavere è il brahman Nirguŋa Il giaciglio è il supporto (Ādhāra). Sul Nirguŋa-brahman come Tuo Ādhāra. quello è stabilito nel Tuo stesso stato (Pada) come Nirguŋa-brahman. Dice il Gāyatrī-Tantra, 'Con la parola cadavere è indicato il brahman come corpo morto (Preta). ' dice il Gandharva Tanta: Sadāśiva è il giaciglio su cui giace Tripurasundarī sottile.

'Nell'ara di cremazione' (Śaúânasthâ)

La terra di cremazione (Śmaśāna) è il grande Etere (Mahākāśa) dove tutte le creature sono unite come i cadaveri nella dissoluzione finale (Mahāpralaya). Nella dissoluzione ci sono anche le più grandi creature ma come cadaveri ed allora questa è una terra di cremazione.

'Fai godere Mahāhāla (Mahāhāla-surata-prayuktām)

Alla fine di un Kalpa, non c'è più creazione, Lei è inattiva, e non essendoci nient'altro che il brahman supremo, Lei che non è separabile da Paraśiva, esperimenta se stessa come Beatitudine illimitata (Akhaŋda).



































VERSO 8

Quelli che veramente meditano su Te,

Sposa di Hara

Che aleggi sopra l'ara crematoria

tra pire funebri, cadaveri, crani, ed ossa,

dove bazzicano solo sciacalli femmina

che ululano paurosamente;

Tu che sei molto giovane,

e sei nel pieno godimento sul Tuo Sposo,

che è riverito da tutti ed in tutti i luoghi.





COMMENTO



'Mediti su' (Dhyāyanti)

vedere con mente imperturbata.

'sposa di Hara (Haravadhūṁ)

Hara è colui che rimuove (Harati) il triplice dolore dei Jiva (Ādhyātmika, Ādhibhautika Ādhidaivika). La sua sposa è Śakti, è Lei che accorda la Liberazione ai Jīva ed è Saccidānandarūpiŋī.'

'Eri dentro' (Praviştâм)

Sei stabilita.

' La pira fiammeggiante' (Prakatitacitāyāм)

Cit-śakti, simbolo di se stessa che si auto-manifesta. Cadî parla di 'Lei chi pervade l'universo intero come coscienza (Cit). '

'Terribile' (Ghorābhih)

Che è molto potente.

'Sciacalli (Śivābhih)

Sono i Mahābhūta che sono propizi (Śiva) prima di diventare quintuplici (Pañcīkŗta).

'I crani e le ossa (Mudâsthi-nikaraih)

Il colore bianco dei crani e delle ossa indica il Sattva-guŋa bianco. Qui Śakti è associata con i Guŋa, (Sativa, Rajas, Tamas) dei Jīva dissolti nel Mahāpralaya.

'Sempre giovane' (Atiyuvatīṁ)

Lei è così, è sempre la stessa, fresca ed immutabile, mai sciupata..

'Soddisfatta dal piacere ' (Santushtāmuparisuratena)

Lei, dopo avere piegato Parama Śiva alla Sua volontà, trova soddisfazione nel lavoro della creazione, conservazione e distruzione delle forme. Dice il Nirvāŋa-Tantra, 'Vāmā (quella che è sulla sinistra), dopo avere conquistato il Dakşiŋa (Śiva, che è sulla destra),.è Colei che Concede la Gran Liberazione'. Dice il Gandharva-Tantra, 'Lei che è il Sole, la Luna, ed il Fuoco e la metà di Ha (Śiva) mette sotto il Puruşa e si diletta da sopra.' Dice il Niruttara-Tantra, 'Quando Nirguŋâ Kālī diviene Saguŋā Lei prende parte al Viparītarati.' Lo Yoga-vāşiştha nel Nirvāŋa-Prakaraŋa dice, 'la Naturale unità è Śiva. La creazione è (comparandola con lui) innaturale.' Mahādevī è il Brahman Nirguŋa nel Suo aspetto Svarūpa e la sovversione del suo stato Svarūpa è la causa della creazione.

'In nessun luogo' (Kvacidapi na)

In nessuna nascita.

'Umiliata' (Paribhavah)

Quelli che non sono soggetti a nascita, morte, e rinascita ottengono il Nirvāŋa.













VERSO 9

Cosa, davvero o Madre,

possiamo noi, con la mente così ottusa,

dire di Te

il cui Vero Essere Dhātā, Īśa, o Hari

addirittura non conoscono?

Nonostante la nostra ottusità e l'ignoranza,

la nostra devozione ci fa ancora, parlare di Te.

Perciò, O Devī Scura, perdona la nostra follia.

Irritarsi con creature ignoranti come noi,

non Ti si addice.



COMMENTO



'La madre'

Di tutti noi inclusi Brahmā, Vişŋu, e Rudra. Nel Devi-Sūkta, Vişŋu dice: 'Una, sottile ed immutabile ed ancora molti, Tu partorisci milioni di mondi. Chi sono Io,Vişŋu, e chi altro è Śiva e chi sono i Deva che noi e loro possiamo solo (e pienamente) cantare le Tue lodi? ' Nel Mārkaŋdeya-Purāŋa, Brahmā dice, 'Vişŋu, Īśvara ed io dobbiamo il nostro aspetto a Te, e chi tra noi, ha il potere (appropriatamente) di lodarTi?' Nel Vişŋuyāmala,Vişŋu dice a Devī 'Oh Madre, nessuno conosce il Tuo aspetto supremo. I divini perciò adorano la Tua forma grossolana (Sthūla) nella figura di Kālī e le altre.' Il Mahākāla-saмhitā dice: 'Quando Dhātā non c'era, né Vişŋu, né Kāla, quando i cinque Bhūta non c'erano, allora Tu eri la Causa sola come Supremo brahman, l'Essere di tutti quelli che esistono.'

(Asite) 'Illimitata'

Lei non è limitata dai Guŋa ed è Nirguŋâ


















Verso 10


Se di notte,

un Tuo devoto, svestito e con i capelli arruffati,

fa japa e medita su Te e ripetendo il Tuo mantra

quando sta con la sua Śakti,

giovane, popputa e coi fianchi larghi,

a lui tutti i poteri sono assoggettati,

e vive sulla terra senza eccezione come un veggente.



COMMENTO

'Laya Yoga'

È descritto in questo e nei versi seguenti. Dice la Gheraŋda-Saмhitâ, Uno può diventare Śaktimaya facendo Yoni Mudra. Uniti a Paramātmā ci sarebbe dolce Śŗngārarasa (sentimento di amore) ed essendo Felici (Ānandamaya) ci si dovrebbe unire con il Brahman.' Il Goraka-Sahitā dice, 'Elevando Śakti col Jīva al Loto nella testa si dovrebbe diventare Śaktimaya ed unendosi con Śiva si dovrebbero provare tutte le forme della felicità e godimento.' Il Tantra-Kalpadruma dice, - bisognerebbe meditare su Kuŋdalinī Devī come all'Iştadevatā, mai giovane, dell'età di sedici, popputa, scura, sottile, che appare come creazione e nella forma della creazione, conservazione e dissoluzione (Şŗşti-sthiti-layātmikā). '

' Tuo devoto ' (Bkaktah)

Qui il Divya Sādhaka che è uno Yogin.

'Di notte (Naktam) '

Ovvero, svegliandosi al Brahmavidyā che (sebbene Luce) è l'oscurità per tutte le creature ordinarie. Dice la Bhagavadgītā, 'L'uomo che controlla il Sè si sveglia in quello che è notte per tutte le creature.'

'Nudo' (Vivāsāh)

spogliato dal velo di Māyā: quello è esere sveglio.

'Capelli arruffati' (Galitacikurah)

Ovvero, con mente libera da ogni inquietudine. La parola Cikura intende capelli e turbamento.

'Meditando' (Dhyāyan)

Su Te come nel piacere della beatitudine di Sāmarasya con Paramaśiva.

'Godendo' (Ratāsaktām)

Facendo Laya (unendo) il Jīvātmā in Kuŋdaliŋī-Śakti, la sempre-giovane, onni-pervadente Genitrice e Preservatrice di ogni Jīva. La funzione creativa e nutriente di Kuŋdaliŋī sono indicate dagli epiteti 'fianchi grossi' e 'popputa'.
































Verso 11

O Sposa di Hara,

se (un Sādhaka) recitasse il Tuo mantra

ogni giorno per un anno

meditando nel frattempo

con consapevolezza, sul suo significato,

e con l'intento fisso su di Te

sulla Tua unione col grande Mahākāla,

e soprattutto su chi sei Tu,

allora questo saggio

avrebbe ogni piacere che vuole sulla terra,

e terrebbe tutti i grandi poteri

nel palmo delle sue mani di loto.



COMMENTO

"sposa di Hara" (Haravadhū)

Ammaliatrice di Mahākāla.

'Mentalmente reciti (Vicintya japati)

Dice il Kaulāvalī che il Japa mentale (Mānasā) è cento volte più efficace del Japa verbale (Vācika).

Secondo Durgārāma queste parole possono anche significare "fare japa" ricordando l'Artha o intendere il significato del Mantra. Per questo è detto che colui che non sa l'Artha del Mantra che ripete, o il Caitanya (coscienza) di questo Mantra e lo Yoni-mudrā non ottiene risultati (Siddhi) anche se fa Japa del Mantra un milione volte.

'Mente imperturbata' (Susthībhūya)

Il Kulārŋava-Tantra ingiunge questo: 'Mia adorata quando si fa il Japa di un Mantra si dovrebbe essere calmi, puri, moderati nel cibo, reverenti, continenti,

non soggetti all'influenza degli opposti (Dvandva), solidi di mente, silenziosi ed esser molto autodisciplinati.

'Meditando su Te (Vicintyatvām)

Dice il Kaulāvalī-Tantra: "Uno dovrebbe meditare sulla Sposa di Śiva facendo Japa e dopo la meditazione dovrebbe fare di nuovo Japa." Il Sādhaka che fa insieme Japa e meditazione raggiunge il successo.

'Su Lui' (Vipāritām)

L'originale è 'Viparītah' al nominativo perciò Durgārāma lo commenta come un aggettivo al Sādhaka inteso come unito alla sua Śakti nel Viparīta Maithuna. Vimalānanda lo legge come Vipāritām nel secondo caso e lo commenta come un aggettivo di 'Te' (Devī) che è l'oggetto della meditazione.

"Gran Poteri" (Mahāsiddhinivahāh)

Come quelli con cui sono ottenute Sālokya, Sārūpya, Sāyujya e Nirvāŋa forme di Liberazione.

[sālokya-ādi-catuṣṭayam. i quattro tipi differenti di liberazioni (sālokya, sārūpya, sāmīpya e sārṣṭi, che cosa da parlare di sāyujya); SB 9.4.67]






































Verso 12

O Madre,

Tu partorisci e proteggi il mondo,

e nello stesso tempo richiami a Te la terra ed ogni cosa; perciò Tu sei Brahmā, ed il Signore dei tre mondi,

lo Sposo di Śrī, e Maheśa, e tutti gli altri esseri e cose. Ah! come potrò io lodare, la Tua grandezza ?



COMMENTO

'richiami' (Saмharati)

È quello che fai: il mondo si perde nel Tuo corpo Causale (Kāraŋa).

'Dhātā'

Lei è la Śakti creativa di Brahmā.

'Il marito di Śrī (Śrīpatih)

Lei è la Śakti tutelare di Viśŋu la cui sposa è Śrī o Laksmī.

'Maheśa'

Lei è la Śakti dissolutrice di Rudra.

'Tutte le cose (Samastaм)

Tu sei la causa materiale e strumentale del mondo. Dice il Triputā-Stotra, 'Tu sei la Terra, Brahmā, e la Creatrice del mondo. Tu sei anche l'Acqua, Vişŋu, e Colei che tutela e conserva il mondo. Tu sei il Fuoco, Rudra ed il Distruttore del mondo. Come l'Aria del mondo tu sei Aiśvarya.' dice Un altro Stotra, 'Lei assume tre forme di corpo con lo scopo della creazione, manutenzione e dissoluzione. Il mondo che è costituito dei tre Guŋas, Brahmā, Vişŋu e Rudra sono i Suoi Vikŗtis.'





























Verso 13

O Madre,

ci sono persone che adorano altri Deva e non Te.

loro sono molto ignoranti,

e non sanno niente della verità suprema,

(ma io) per il mio stesso desiderio incontrollabile per Te

mi avvicino a Te, il Potere Primordiale

chi fai godere profondamente della grande Beatitudine

che sorge dall'unione (con Śiva),

e che sei adorata da Hari, Hara, Virińci,

e dagli altri Deva.



COMMENTO



'Deluso'
(Vimūdhāh)

Ovvero, privi della discriminazione.

'Illuminato' (Vibudhaih)

Dice il Bagalā-Stotra,


  • 'Oh venerabile Parameśvari dalle quattro braccia e quattro teste,

  • Oh Devi Aмbikâ che sei sempre adorata con devozione da Kŗşŋa,

  • Oh Parameśvari che sei adorata dal Signore della figlia dell'Himālaya,

  • garantisci bellezza e concedi vittoria e così via.

'Ādyā'

Chi esisti prima del mondo e sei il suo inizio.

'L'unione' (Rati)

Come quale Viparīta è su descritta.

'Il vino'

è il Rasa.











Verso 14

O KĀLĪ, sposa di Giriśa

Tu sei Terra, Acqua, Fuoco, Aria ed Etere.

tu sei tutti. Tu sei una e benefica.

cosa può essere detto in Tua lode di, O Madre?

Della Tua misericordia mostra il Tuo favore verso me, indifeso come io sono.

per grazia Tua possa io non rinascere.



COMMENTO



'Kālī'

Dispensatrice della paurosa Kāla o Morte.

'Tu sei Terra'

(Dharitrī kīlālangshachirapi samīropi gaganam)

Dice il Guptārava-Tantra: 'Tu sei la Terra, sei l'Acqua, il Fuoco e l'Aria del mondo, Tu sei l'Etere.

Tu sei la Mente come Manas, Ahaмkâra, Mahat (Buddhi) e Prakŗti. Tu sei anche, Oh Madre, l'Ātmā. Tu sei il Supremo. Nulla è più grande di Te. Oh Devī dalla forma terribile mostrando i Tuoi denti possano i miei peccati essere perdonati.' Il Triputā-Stotra dice ancora: 'Tu sei l'Ādhāra-Śakti e l'Ādhāra. Tu pervadi il mondo ed il mondo è in Te.'

Una (Ekā)

Senza un secondo.

'Benefica' (Kalyānī)

Perché Lei accorda la Liberazione del Nirvāŋa ai Jīva.

'La sposa di Girisha (Giriśaramanī)

Sposa di Śiva. O di colui che è nel Giri o Kūta ed è Giriśa che è il Kūtastha-brahman; la Sua sposa o la sua Śakti. Sebbene immutabile (Nirvikārā) Tu sembri i ventiquattro Tattvas, cioè la Terra ed il resto attraverso la Tua Māyā. Il Devīsūkta del Ŗg-Veda dice, 'Tu sei una e molte, sei sottile ma sei anche i Vikāra (oggetti grossolani) e dai la nascita a milioni di universi.'

'Tutti' (Sakalaм)

Dice la Śruti, 'In verità tutto questo è il brahman'.

'Indifeso' (Agatikam)

Sotto ogni aspetto, per la predisposizione alla rinascita nonostante la Sādhana.






Verso 15

Lui, O Mahākālī

quello che, sul terreno dove si cremano i morti,

nudo, e con i capelli disordinati,

medita intensamente su Te e fa Japa col Tuo mantra,

e con ogni ripetizione

Ti offre mille fiori di Ākaŋda

con il seme, diventa senza alcuno sforzo

un Dio della terra.



COMMENTO



'E' (Tu)

Il Divya Sādhaka.

'Mahākālī'

O Parabrahmarūpiŋī.

"Ara crematoria" (Śmaśānasthah)

L'ara crematoria è il Parabrahman a cui tutti gli esseri vanno nella Dissoluzione finale (Mahāpralaya) come se fossero cadaveri. 'Nella terra di cremazione' perciò, significa devoto a Parabrahman.

'Nudo' (Dikpatadharah)

Ovvero, libero dai veli di Māyā; la cui Coscienza è incorrotta.

'Medita su Te (Dhyānaniratah)

Ovvero, sul Tuo aspetto di Saccidānanda. Dice il Rudrayāmala: "colui che segue il percorso di Kula dovrebbe fare Japa con il Mantra che cerca la protezione di Devī. Lei è Coscienza, Beatitudine e Fonte di conoscenza, è ogni Tattva ed il Suo splendore è quello di milioni di bagliori del lampo.'

'Girasoli (Arkānāм)

I fiori del sentimento come la compassione ed il perdono sono funzioni della Mente (manas) che è detta il Sole nel Brahmarandhra. Dice lo Jñânasakalinî-Tantra: "Oh Adorata, la mente è assisa sulla faccia del sole e la vita su quella della luna.' Dice lo Yājńavalkya-Sahitā: "Si sà che la Luna scorre con Idā ed il sole con Piŋgalâ (Nādī)."

"Il bīja che si produce da se stesso (Nijagalitavīryena)"

Con Bīja (seme) qui s'intende il nettare che fluisce dal Loto dai mille petali. Dice il Mahānirvāŋa-Tantra, 'Il Loto del Cuore dovrebbe essere offerto come un sedile, il nettare (Amŗta) che cola dal Sahasrāra come l'acqua per lavare i piedi, la mente è l'offerta (Arghya) del sacrificio, la Memoria (Citta) è come se ci fossero fiori sull'altare dove si celebra il rito, mentre l'aria vitale, il Praŋa, è l'incenso.' Dice lo Jñânasakalinî-Tantra: "la Libagione (Tarpana) alla Suprema Liberatrice dovrebbe essere fatto dal vaso della Luna mntre Arghya (l'offerta) dovrebbe uscire dal vaso del Sole. La compassione, la saggezza, ed il perdono sono fioricosì come il controllo dei sensied anche la carità (Dayā) ed il merito religioso.Non recare offesa (Ahisā) ad alcun essere è un fiore eccellente. La beatitudine è un fiore ed anche l'adorazione del Sādhaka. Chiunque offre questi dieci fiori raggiunge i piedi della Liberatrice.'

In questo verso è indicato lo Savikalpasamādhiyoga.



















Verso 16

O KĀLĪ, chiunque un martedì a mezzanotte,

dopo aver fatto Japa del Tuo mantra,

nell'ara crematoria,

fa, anche una volta sola,

un'offerta a Te con devozione

di un capello della sua Śakti

diventa un grande poeta, un Dio della terra

e sempre va in groppa ad un elefante.



COMMENTO

'Kālī'

Che scaccia la paura di Kāla (tempo) o della Morte.

'Chiunque'

Qui un Divya Sādhaka.

'Mezzogiorno' (Madhyāhne)

A mezzogiorno.

'La devozione' (Premnā)

Parabhakti, devozione suprema.

Offerte (Vitarati)


Si fonde in Te, ovvero, raggiunge uno stato di contemplazione dove non ci sono più distinzioni (Nirvikalpa-Samādhi). Dice il Pātanjala-Sūtra che il Nirvikalpa-Samādhi si raggiunge con la soppressione delle Vŗtti (modificazioni) mentali.

'Nella ara- crematoria (Citāyām)

In te come Coscienza (Cit).

'Bīja'

È il nettare che stilla dal piacere dell'unione di Kula-kundalinī con Paramaśiva. Dice il Gandharvamālikā-Tantra, 'Oh adorata, Regina dei Deva in un momento ti unisci a Paraśiva, oh Devī Parameśvari, immediatamente sgorga il nettare. Quel nettare, Oh Devī, è come il succo di lac. Con lui, Oh, Padrona dei Deva, la libagione (Tarpaŋa) dovrebbe essere proposto al Devatā supremo.'

'A casa' (Gŗhe)

Nel Loto dei mille petali (Sahasrāra).

'Dei capelli con la loro radice' (Cikuraм samūlaм)

La mente con le sue funzioni. È questa la Sādhaka che guadagna godimento e la Liberazione.




















































Verso 17

Il devoto che, ti pone prima di se stesso

e medita e ancora medita sopra la dimora,

spargendo i fiori di quel Deva con l'arco di fiori,

e recita il Tuo Mantra,

Ah! lui diviene sulla terra il Signore dei Gandharva,

è un oceano di nettare il flusso della sua poesia,

e dopo la morte va nella Tua suprema dimora.



COMMENTO

'Il devoto' (Bhaktah)

Il Sādhaka che è uno Yoghi su di un percorso Divya (eroico).

'La Dimora' (Kusuмadhanusho mandiram)

La Yoni Mandala triangolare nel Mūlādhāra. Dice il Nirvāŋa-Tantra: 'Nel triangolo, la dimora di Kāma, il Liŋga è Maheśvara.'

'Con i fiori di quel Deva'

Adornato con lo Svayaмbhu-liga, paragonato ad un fiore. Dice la Goraka-Samhitâ, 'È veramente saggio chi conosce il Tejas supremo chiamato Svayaмbhu-liŋga, che è nella Yoni. Tutti gli altri sono animali da soma.'

'Il Signore dei Gandharva (Gandharva-śreîpatih)

Un grande cantante. È detto 'non c'è niente di meglio che una canzone',

'Poesia' (Kavitvāmŗta-nadi-nadinah)

Diventa come il grande poeta Kālidāsa.

'È grande' (Prabhavati)

Lui ottiene il Nirvāŋa essendo unito con Te che sei Saccidānandarūpā. Dice il Kūrma-Purāŋa, Brahmavādīs ha imparato da ogni Veda e Vedānta quello, onnipresente, sottile (Kūtastha), immobile, assoluto, senza fine, undecaying brahman, il solo supremo Nişkala-Tattva, più alto del più alto, eterno, di lieto auspicio, meraviglioso.' Dice la Devīgītā 'La Montagna, dove Parabhakti è così generata è unita alla Coscienza Pura.'











VERSO 18

Colui che di notte, mentre è unito alla sua Śakti,

con mente concentrata, medita Te,

O Madre con la faccia dolcemente sorridente

e come se fosse sul seno del cadavere di Śiva,

giacesse su uno yantra con quindici angoli,

arruolato nel dramma amoroso e dolce con Mahākāla,

lui diverrebbe come il Distruttore del Dio dell'Amore.



COMMENTO



'La madre' (Jananī)

La Progenitrice.

'Di notte' (Naktaм)

Mezzanotte. Dice il Brihannīla-Tantra, 'colui che è intento alla meditazione a mezzanotte, prima dell'alba vede l'aspetto estremamente beato di Devī.'

'Medita' (Dhyāyet)

'Su Te non diversa dall'Ātmā dello stesso Sādhaka, Tu che sei Cidābhāsa nel suo corpo come uno Yantra.' dice il Gandharva-Tantra, 'colui che è in Advaitabhāva, e pensa al proprio Sè come alla Devatā nelle tre forme del corpo pensa a Lei ed al suo Ātmā come ad una stessa cosa. Dovrebbe adorare Devī come si adora Ātmā, con gli articoli prescritti. Lo Yantra che è nel proprio corpo dovrebbe essere considerato meglio di ogni Yantra.' Di nuovo 'colui che medita sul Nirguŋa, l'Ātmā puro e slegato di Tripura come non diverso di suo stesso Ātmā diviene uno con Lei.'

'Te' (Tvāм)

Ovvero, Brahmamayī.

'Faccia sorridente' (Smera-vadanāм)

Perché Lei mai è felice, poichè è la Beatitudine stessa.

'Sul seno' (Mahākālenoccāih)

Sul seno di Śiva, che è inattivo come un cadavere, Ella divide se sressa in due parti, come se fosse un germe di grano, queste parti sono dette Śiva e Śakti col significato di Maya associata con Iccā, Kriyā, Jńāna mentre nello stesso tempo Ella rimane immota, nel Suo stato di Bramhan Nirguŋa.

' Sedile con quindici angoli ' (Tripancāre pithe)

Questo è lo stesso corpo del Sādhaka concepito come uno Yantra nel quale


  • l'Avidyā è il cerchio che include,

  • le otto parti di Prakŗti, che consistono nella Terra e gli altri, sono il loto ad otto petali,

  • cinque Jñânendriya,

  • cinque Karmendriyā,

  • cinque Prāŋa sono i cinque Triangoli ed

  • il Bindu che è la Coscienza riflessa in Māyā composta di Sattvaguŋa puro, è il Bīja che li adorna.

Dice il Gandharva-Tantra, 'Il Cakramantramaya è il Corpo Supremo della Devatā che è Śiva-śakti.' Dice la Bhagavadgītā:


  • 'Terra,

  • Acqua

  • Fuoco,

  • Aria

  • Etere,

  • Manas

  • Buddhi,

  • Ahaмkâra


  • questi Tattva costituiscono la mia Prakŗti dalle otto parti.'

  • Dice il Gandharva-Tantra:

  • Il corpo sottile è composto di Bhūta non mischiati (Apañcîkŗta – non fatti in cinque) e

  • fornito di cinque Prāŋa,

  • Manas, Buddhi e i dieci Indriya sono il veicolo del Godimento.

  • Senza inizio e senza fine (Anirvācyā) l'Avidyā è l'Upādhi causale. Sia chiaro che Ātma è diverso dalla triplice Upādhi.'





'Profondamente disposto'(Madanarasalāvayaniratāм)

Il Saguŋabrahman è sempre unito in modo contrario (Viparīta) con Paramaśiva. Dice il Gandharva-Tantra, 'Quando la Śakti Suprema produce il Puruşa, per la Sua volontà appare l'universo e Lei diventa appassionata. E diventando lei stessa attiva, Devī sorge su Bhairava e migliora la Sua stessa beatitudine con onde di naturale piacere.'

'Lui che gode anche' (Svayam api ratānandaniratah)

Godendo la beatitudine dell'unione in Laya con Paramātmā per mezzo dello Yoni-mudrā e diventando la stessa Śaktimaya. Dice la Gherada-Sahitā: 'Lui dovrebbe fare lo Yoni-mudrā e dopo diventare Śaktimaya. Dovrebbe muoversi in Paramātmā con buon Śŗngārarasa. Essendo Ānandamaya lui dovrebbe essere uno con il brahman.'

'Il distruttore di Kāma (Smarahara)

L'Advaita-sādhaka raggiunge Kaivalya essendo unito in Te che seiParamātmā.





VERSO
19

O l'Oscura, meravigliosa ed eccellente in ogni modo, diventi la meta, di quegli adoratori

che vivendo in questo mondo, nell'adorazione,

fanno liberamente offerta a Te e con grande soddisfazione, delle spoglie insieme ai capelli ed alle ossa, di gatti, cammelli, pecore, bufali, capre, ed uomini.

COMMENTO

'Oh L'Oscura (Asītā) [la Nera]

Asitā vuole dire libera dalla servitù. Sitā [ lett. zolla, di terra nera] significa confine. Asitā è perciò 'senza confini' o eternamente liberata. La radice √So significa 'legare.' Amarakośa dà il significato a Sita di 'confine.'

'Meravigliosa' (Apūrvā)

La migliore.

'Ad ogni passo' (Pratipadam)

In successione, passo dopo passo.

'Tutti i Poteri (Sarvasiddhi)

Le cinque Siddhi che sono le cinque forme della Liberazione. Dice il Śivagītā: 'Sālokya, Sārūpya, Sārşti, Sāyujya e Kaivalya. Conosci queste come le cinque forme della liberazione.'

'La carne di' (Palalaм)

Questi animali rappresentano i Sei Nemici (Ripu) o i Vizi che sono caratteristica speciali di questi animali:


  1. La capra simbolizza la Lussuria (o concupiscenza) (Kāma) 'concupiscente (o lusurioso) come una capra (Chhāga), '

  2. il bufalo, la Rabbia (Krodha) 'adirato come un bufalo (Mahişa), '

  3. il gatto, l'Avidità (Lobha) 'avido come un gatto' (Mārjāra),

  4. la pecora, l'Illusione (Moha), 'stupido come una pecora' (Meşa)

  5. il cammello, l'Invidia (Mātsarya) 'invidioso come un cammello' (Uştra),

  6. l'uomo, l'Orgoglio (Mada) 'l'Orgoglio e l'arroganza dell'uomo' (Nara).

Dice il Ānandākalpa, 'l'Adorazione dovrebbe essere fatta facendo offerta della lussuria come capra, e così via '. L'offerta è fatta a Te che sei Cidrūpā [la Matrice, la Forma] della lussuria e degli altri vizi come oggetti dell'offerta (Upacāra) nell'adorazione con l'obbiettivo di liberarsi di loro. È detto nel Bhannīla-Tantra, 'Nel fuoco di Ātmā che fiammeggia col ghee (Havih) del Dharma e dell'Adharma, io sempre offro in Homa sul percorso di Suşuмnā, con la mente come un mestolo tutte le funzioni dei sensi - Svāhā. '

'In adorazione' (Pūjāyām)

Nell'adorazione mentale secondo la maniera prescritta.

'Con capelli ed osso' (Loma, asthi)

Per intero, senza omettere alcuna parte. Tali Sādhaka raggiungono Sālokya e le altre forme di liberazione.

VERSO 20

O Madre,

colui che, controllando le sue passioni

mangia haviyânnaм,e,

essendo abile nella meditazione sui Tuoi piedi,

esattamente recita il Tuo mantra centomila volte al giorno, e colui che dopo

nudo di notte, nel dramma amoroso con la sua Śakti

recita esattamente il Tuo grande mantra

così per altre centomila volte, diviene sulla terra

come il Distruttore di Smara.

COMMENTO

'Nudo' (Nagnah)

libero dal velo di Māyā; Nirvikāra.

'Dramma amoroso' (Nidhuvana-vinodena)

Chi gode della beatitudine dell'unione tra Ātmā e Paraśakti. Dice il Kulārŋava-Tantra, 'Quello è il coito (Maithuna) in cui c'è la beatitudine che sorge dall'unione tra Ātmā e Paraśakti. Tutti gli altri sono Fruitori delle donne.'

'Diviene' (Syāt)

È così, essendo liberato mentre ancora è in vita (Jīvanmukta) è come Śiva.





Nelle note al verso 20 si sostiene che la prima la metà del verso si rivolge ai Paśu sādhaka, mentre la seconda parte s'indirizza ai "
vīra sādhaka", questo perchénel commento la parola "paràм"(dopo) è riferirita al momento, in cui il "Paśu", dopo aver ricevuto abhişeka, diventa vīrācāra ed è adhikārīper il puraścaraŋadi
mezzanotte. Vimalānanda sostiene che questo è sbagliato e che nessuna parte è rivolta al Paśu-sādhaka.

La citazione, che senza dubbio è presa proprio dallo Svatantra-Tantra, sembra avvalorare la tesi che la prima parte del verso si riferisca ai Paśu, ma Vimalânanda lo smentisce e qui lo seguo accettando pienamente la correzione che lui e gli altri seguaci del Śāstra fecero pur sapendo che il passaggio aveva un significato consono al suo aspetto. Il significato che loro intendevano era questo: Mantrīindica il vīrasādhaka; i mantrī dovrebbero
compiere lakşa-japa durante il giorno seguente l'âcâra del paśu (il paśu-bhāvaratah). I vīra-sādhaka dovrebbero
compiere laşka-japa nella sera seguente il proprio ācāra (lo svācāra-niratah). La parola "svācāra" (il proprio ācāra) mostra che la sua interpretazione è quella giusta.A sostegno del suo punto di vista lo Svāmī cita i Versi seguenti i quali dicono tutti la stessa cosa cioè che l'iniziato dovrebbe essere Brahmacārī durante il giorno e di notte dovrebbe adorare secondo il Kulācāra.



































VERSO 21

O Madre ,

questo Tuo Inno è la fonte

donde scaturisce il Tuo mantra

Canta della vera Te stessa,

e racchiude prescrizioni

per adorare i Tuoi Piedi di loto.

Il discorso casuale

di chi lo legge a mezzanotte

o durante l'adorazione

diventa l'essenza ed il nettare della poesia.



COMMENTO

'della vera Te stessa' (Svarūpākhyaм)

Parla del Dhyāna di entrambi i Tuoi aspetti grossolano e sottile.

'lo legge' (Patati)

Lo recita ad alta voce. Dice il Viśuddheśvara-Tantra, 'Oh Devī, la lettura mentale di un Inno (Stotra), o la recitazione del Mantra ad alta voce è inefficace come l'acqua in un vaso rotto.'

'Il nettare della poesia' (Prasarati kavitvāmŗtarasah)

Diventa pieno della dolcezza della poesia. Dice il Kālīkulasarvasva, Tutte le difficoltà ed i pericoli sono distrutti da una sola lettura, come lo sono le mosche in una fiamma. Il suo discorso fluisce come il Gange: pieno di prosa e poesia.'















































VERSO 22

Innumerevoli donne

con occhi grandi, come quelli delle antilopi

impaziente per il suo amore, sempre lo seguono.

Anche il Re diviene soggetto al suo controllo.

Lui diviene come Kuvera stesso.

Un nemico lo teme come se fosse una prigione.

Vivendo nella beatitudine continua

il devoto è liberato mentre ancora vive,

e mai più rinasce.



Qui finisce l'Inno di Śrī Mahākāla, Karpûrâdistotra intitolato.



COMMENTO



'Liberò' (Jīvanmukta)

E sulla morte Videhamukti ottiene.

'Nessuna rinascita' (pratijanuh di Muktah)

Lui trova Nirvāa ṇin bramano. Dice ṇil Mahākāla-sahitā, 'Chiunque continuamente e con letture di devozione questo Inno che origina da Mahākāla, è libero da pericolo, malattia e morte e nella fine la liberazione di Kaivalya raggiunge.'



Qui le fini l'Inno chiamato Svarūpastotra di Śrīmatī

Dakia-Kâlikâ di Śrīmān Mahākāla.



Qui anche le fini la sua annotazione e Svarūpavyākhyā

Vimalānandadāyini intitolato.

__________

INCHINO



A Kālī la sposa di Kāla che distrugge ogni peccato ed è Kāla lei che è Tārā il Salvatore il Brahmavidyā Supremo che è adorato dal Deva Lotus-nato.



Lei chi è Śrīvidyā, bramoso del welfare di Sādhakas, sul percorso della Liberazione a chi Hari e Hara fanno inchino.



Quel Devī la Madre che appare nella forma di tutte le cose produca benefici per tutti come canti i Suoi encomi.



COLOPHON



Di questo Re di Inni dove Mahākāla ha descritto il vero stesso di Kālikā, il Karpūrādya Hymn incorrotto da desiderio mondano che dà beatitudine ad Affezionati l'Annotazione suddetta che contiene la sua semplice interpretazione, così come lo Svarūpavyākhyā (il Commentario) quale dà la gioia pura fu preparata da me Vimalānanda Svāmī per il miglioramento intellettuale di Sādhakas nel Saka anno 1837. Mayest Tu risieda nella gola di lui chi lo legge.




O, TAT SAT, O









INVOCAZIONE
LO SCOPO DI QUEST'INNO
Mi inchino al Dio Guru,
l'Albero che accorda i desideri agli Sura,
La Coscienza eterna e la Beatitudine Stessa
più alta del più alto Brahman,
Śiva Stesso.
M'inchino a Lei
che con le Śakti dei tre Guŋa
crea, mantiene, ed alla fine del Kalpa, ritrae il mondo
e dopo è Lei sola.
Devotamente richiamo l'attenzione,
alla Madre dell'universo intero, Śivā Stessa.
Introduzione e Commento di

Vimalānandadāyini

al Signore tra gli Inni,

quello dedicato a

Śrimad Dakşiŋa –Kālikā,

Karpūrādi-Stotra.
Parameśvara misericordioso ed onnipotente è senza inizio e fine.

Sebbene sia Nirguŋa è l'Ādhāra dei tre Guŋa.

Sebbene sia senza forma crea, conserva e poi richiama a se il mondo, fatto di materia estesa (Prapañca). E' per